Mercoledì 1 Maggio 2024

Londra, la sorella del killer: non andrò ai suoi funerali

Bologna, il dolore della madre, italiana e musulmana: "Non riesco neppure a chiedere scusa"

Youssef Zaghba, uno dei killer di Londra (Facebook)

Youssef Zaghba, uno dei killer di Londra (Facebook)

Un grande affetto da bimbi che «si era poi raffreddato a causa della distanza». Sui litigi col fratello, che qualche parente aveva sostenuto fossero legati alla scelta di lei di vivere all’occidentale, la ragazza spiega: «Erano litigi tra fratelli. Per la tv, il telecomando... Qualche volta anche per la minigonna, come un qualsiasi fratello geloso. Deve essergli successo qualcosa a Londra». Qualcosa che forse l’intelligence londinese, se avesse ascoltato l’allarme dell’Italia, avrebbe potuto capire. «I poliziotti con cui ho parlato li avevo conosciuti per la storia dell’aeroporto – dice ancora Valeria –. Dopo, ogni volta che Youssef era tornato erano venuti a casa, per parlargli. Gli chiedevano se stava bene, se aveva un lavoro, cercavano di sondare le sue idee... Gli parlavano come si parla a un figlio».

LONDRA_23210383_104605
LONDRA_23210383_104605

Ma se a Londra fosse soggetto della stessa attenzione, Valeria non lo sa. Non sa neppure se avesse una fidanzata là. «Mi diceva: mamma, trovami una moglie... perché in Marocco usa così. Ma io sono italiana», racconta lei che ora non sa cosa accadrà. Perché, in una storia così terribile, anche l’ordinarietà della morte diventa straordinaria. «Per il funerale non so. Gli imam non vogliono celebrarlo e non posso biasimarli. Suo padre dovrà andare a Londra. Voleva passare di qui, gli ho detto che era meglio non farlo adesso». E il dopo, la sepoltura, resta un’incognita. «In Marocco, in Italia... non so. In questo momento non riesco nemmeno a chiedere perdono, nemmeno a nome dell’Islam, perché l’Islam non è questo». Alla sorella, invece, non interessa dove saranno i funerali. Perché lei non ci andrà.