Venerdì 3 Maggio 2024

Scuola digitale, promessa non mantenuta. Ok solo una su 10

Lo rivela un'indagine di Formica Blu per l'Agi su dati del Miur. Le ore di programmazione nelle primarie restano solo sulla carta, così come i contributi per connettività e animatore digitale [Prima parte]

Alunni utilizzano un tablet (Germogli)

Alunni utilizzano un tablet (Germogli)

[Prima parte]

Roma, 2 novembre 2017 - In merito alle strutture interne, ci sono scuole che hanno aule connesse in rete ma non con una rete interna, altre che hanno aule didattiche cablate e altre che hanno laboratori, biblioteche o altri spazi attrezzati per la didattica digitale che si basa sull'uso dei dispositivi dei ragazzi (smartphone o tablet), un modello che si chiama BYOD (bring your own device). Oltre la metà degli istituti scolastici, più di 4600, dichiarano di avere almeno un laboratorio connesso in una o in tutte le scuole dell'istituto, con una netta preponderanza delle scuole del primo ciclo (oltre 2.800) e solo 300 licei e 500 istituti superiori non meglio definiti tra i rispondenti. Anche in questo caso vediamo in testa l'Emilia-Romagna seguita a stretto giro dalla Puglia e dalla Basilicata e in fondo alla graduatoria il Lazio, Molise e Sardegna.

La didattica fatta con i dispositivi dei ragazzi, il BYOD, è particolarmente presente nelle scuole del Sud (nell'ordine Basilicata, Puglia, Calabria, Campania, Molise), dove circa un istituto su 3 tra i rispondenti farebbe didattica in questo modo. "Probabilmente - commenta la ricerca - la carenza di strutture spinge i docenti a utilizzare risorse proprie dei ragazzi per non rinunciare a una didattica digitale". 

Pensiero computazionale e BYOD

Le scuole italiane non insegnano ancora la programmazione, il cosiddetto coding. Previsto dal piano scuola digitale, il pensiero computazionale doveva essere attuato con corsi di 60 ore di programmazione in aula. Ma di questa attuazione in tutte le scuole non c'è traccia. "Tra le scuole di cui abbiamo dati, il 40-42% delle scuole in Abruzzo e Puglia avrebbe attivato un percorso di pensiero computazionale ma non sappiamo esattamente in cosa consiste", dice ancora l'Agi. Segue l'Emilia-Romagna. In fondo alla scala Lazio, Piemonte, Friuli e Sardegna, con un istituto su 4 o addirittura su 5 che dichiara di fare attività di questo tipo.

Altro capitolo il registro elettronico, la cui adozione è diventata obbligatoria nel 2015. In assenza di una buona connessione di rete e di strumenti di proprietà della scuola dedicati alla compilazione, molte scuole non si sono adeguate. E infatti i dati forniti dal Miur ad Agi dicono che solo poco più di 4.000 istituti italiani, quindi uno su due, ha attivato il registro elettronico del docente. Al primo posto c'è l'Emilia-Romagna, con il 57% degli istituti attrezzati e avviati all'uso del registro elettronico, seguita dalla Puglia, Liguria, Basilicata e Campania. Al penultimo posto il Lazio e all'ultimo la Sardegna. Registro a parte, oltre all'uso piuttosto diffuso del sito web di istituto, il 61% degli istituti comunica ancora principalmente con sistemi cartacei. 

L'ultimo dato ricevuto da Agi è quello relativo all'utilizzo della carta dello studente 'IoStudio', che è pensata per ottenere una serie di agevolazioni economiche, sostanzialmente sconti e offerte particolari, in oltre 15.000 strutture culturali, sportive, tecnologiche e commerciali in tutto il paese. Su 2 milioni e 700.000 carte attualmente in circolazione (gli studenti delle scuole superiori sono 2 milioni e 600.000 circa) solo un milione di carte è stato attivato. Insomma, quasi 1 su 3. Un dato confortante è il trend di attivazione, che è cresciuto nel corso degli anni ma non sappiamo quanto le carte una volta attivate siano poi effettivamente utilizzate dai ragazzi né quali siano i settori in cui gli studenti la utilizzano. 

L'indagine basata sui dati Miur, quindi, traccia "una foto ancora molto sfocata della scuola digitale in Italia", in cui il cambiamento procede lentamente. Esistono esperienze che hanno innescato il turbo, come quella dell'Emilia-Romagna e altre regioni molto vivaci come la Puglia e la Campania. Ci sono regioni che per tutti i parametri misurati arrivano ultime, come il Lazio (una delle regioni con il più basso tasso di risposte al questionario), la Sardegna e il Molise. Con tutti i limiti derivanti dalla risposta solo parziale dei dirigenti e  dall'assenza di informazioni importanti, tuttavia è possibile ipotizzare che il percorso di digitalizzazione sia ancora lontano dalla sua piena attuazione.