Giovedì 16 Maggio 2024
BRUNO RUGGIERO
Cronaca

Omicidio Varani, due ore di torture. Cento colpi per massacrare Luca

Roma, l'autopsia: "Gli assassini infierirono con martello e coltello"

Luca Varani (Facebook)

Luca Varani (Facebook)

Roma, 22 settembre 2016 - Luca Varani è morto dopo essere stato torturato per due ore con un centinaio di colpi tra martellate e coltellate. Sono i macabri dettagli che emergono dai risultati dell’autopsia sull’omicidio del Collatino consegnata al pm Francesco Scavo dopo 6 mesi, contro i 90 giorni previsti, anche per la difficoltà di trovare impronte ‘parlanti’ in quel lago di sangue. Risultati in base ai quali la vittima, 27 anni, un ragazzo di periferia come tanti, è morta dissanguata per le ferite inferte da Manuel Foffo, 30 anni, e Marco Prato, di un anno più giovane, figlio di papà il primo, aspirante pr di eventi gay (e non solo) l’altro, in pratica studenti fuoricorso con dentro la voglia di ‘bruciare la candela’ della vita da tutte e due le parti. Per ammazzare il tempo. Secondo l’esame del medico legale, Varani ha ricevuto circa 20 martellate alla testa e alla bocca. Ma sul suo corpo sono state rilevate almeno altre 30 ferite da arma da taglio non letali, probabilmente provocate al solo scopo di vederlo soffrire.

Il perito nominato dal gip ha individuato tracce biologiche sia di Prato sia di Foffo su tutte le armi utilizzate per seviziare ed uccidere Varani. Che ha provato a disarmare i suoi boia: lo dicono le sue impronte insanguinate sulle impugnature del coltello e del martello, ma anche sul cavo elettrico usato per tentare di strangolarlo. Il quadro della ricostruzione del delitto, scoperto dopo che Foffo si costituì ai carabinieri nell’ufficio del padre (cercando poi di puntare il dito su Prato in 7 interrogatori), non presenta novità rispetto a quanto già si sapeva. Due sono gli appuntamenti fondamentali per l’attribuzione delle responsabilità: il 27 settembre si svolgerà l’incidente probatorio, durante il quale sarà presentato l’esito degli esami tossicologici (sui campioni degli organi interni prelevati dal cadavere), mentre oggi è previsto il doppio sopralluogo nella casa dell’orrore sigillata per tutto questo tempo, in via Igino Giordani, e nella stanza d’albergo (anch’essa sotto sequestro) a piazza Bologna, dove Prato avrebbe tentato il suicidio ingerendo alcol e psicofamaci.

I risultati completi dell’autopsia andranno incrociati con quelli degli esami genetici, delle urine e del sangue cui sono stati sottoposti i due indagati. Foffo e Prato erano imbottiti di alcol e cocaina (ma anche di Ghb, la cosidetta ‘droga dello stupro’). Valori abnormi, come l’11% di tasso alcolemico nelle urine di Prato o i 142 mg/ml di coca rilevati sui peli pubici di Foffo (che porta rasati a zero i capelli, su cui di solito si compie l’accertamento). E su questo tavolo gli avvocati difensori giocheranno le loro carte per sostenere la ‘non consapevolezza’ di Prato e Foffo su quanto facevano quella notte – al culmine di una due-giorni di sesso, droga e ricerca di ‘prede’ – in contrapposizione all’aggravante della crudeltà contestata dalla Procura.