Domenica 19 Maggio 2024
BRUNO VESPA
Politica

La valigetta atomica

Roma, 15 aprile 2016 - I funerali di Gianroberto Casaleggio hanno chiuso una pagina di storia italiana. Il Movimento 5 Stelle, fondato nel 2009, è diventato nel 2013 il primo partito italiano consolidandosi in seguito come secondo. Forza Italia nel ’94 fece di meglio e a pochi mesi dalla nascita portò a palazzo Chigi il suo leader Silvio Berlusconi. Ma se Berlusconi era un leader fin troppo appariscente, Casaleggio ha scelto di essere sempre invisibile. Beppe Grillo è stata (in parte è) l’immagine prorompente del Movimento. Casaleggio ne era il cervello politico e soprattutto il detentore delle chiavi del blog, la «valigetta atomica» con la combinazione delle nomine e delle espulsioni. In un movimento in cui le candidature si affermano per pochissimi voti, di fatto ne era il padre-padrone.

NON A CASO, alla vigilia delle scelte più importanti, i dirigenti del partito facevano un viaggio a Milano per chiedere a lui la linea . Il M5S – votato da dieci milioni di persone e perciò meritevole del più alto rispetto – rappresentava fino a ieri il massimo e il minimo di democrazia. Il massimo perché sono i militanti di base a fare le loro scelte. Il minimo perché il vero leader del Movimento era un uomo letteralmente invisibile e muto dinanzi all’uditorio politico. L’opinione pubblica ignorava per la gran parte chi fosse Casaleggio ed è perciò difficile immaginare i contraccolpi sulle prossime elezioni comunali. La morte di Enrico Berlinguer nell’84, particolarmente drammatica perché pubblica, portò pochi giorni dopo il Pci a sorpassare la Dc alle elezioni europee. Feci la cronaca diretta dei funerali e la folla di piazza San Giovanni non aveva precedenti. Alle esequie di Casaleggio non sono stati ammessi invece né fotografi né telecamere e nemmeno i cellulari. Ignoto da vivo, ha scelto coerentemente di esserlo anche da morto. 

IL PROBLEMA del M5S e di una fetta di democrazia italiana va tuttavia ben al di là delle elezioni di giugno. Beppe Grillo, che sognava un piacevole futuro da comico, è stato richiamato d’urgenza in servizio, ma par di capire che la guerra di successione, fatale in tutte le successioni, prescinderà perfino da lui. Le strade percorribili sono due. La prima prevede il trasferimento della «valigetta atomica» al figlio di Casaleggio, Davide: uomo del tutto simile a suo padre, nei tratti e nell’abitudine di lavorare in camera oscura. Chi lo sostiene (si dice Roberto Fico) è contrario a una successione personale e punta a una direzione collettiva senza un primus inter pares. La seconda strada è quella della «romanizzazione» del partito, non in senso etico (sarebbe un guaio), ma nelle abitudini: come è avvenuto nelle presenze televisive, necessarie (piaccia o no) in una democrazia moderna e in una gestione meno oppressiva dei rimborsi spese parlamentari. Leader di questa linea è il giovanissimo Luigi Di Maio, che Grillo chiama il «Casaleggio senza capelli». Finora il M5S ha beneficiato largamente di un voto di protesta. Se vuole passare a una fase più costruttiva, le chiavi della «valigetta atomica» avrebbero bisogno di qualche copia in più.