Giovedì 16 Maggio 2024
ANDREA MARTINI
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Cannes, Almodovar e il dolore di 'Julieta'

L’anima barocca del regista resta fuori dalla porta e l’humour scompare. Ma dell'intero apparato trasgressivo non si sente la mancanza

Pedro Almodovar con Emma Suarez e Adriana Ugarte (Ansa)

Pedro Almodovar con Emma Suarez e Adriana Ugarte (Ansa)

Cannes, 17 maggio 2016 - C’è un genere cinematografico che appartiene a un solo autore. Nella fattispecie al più grande (dopo Buñuel) cineasta spagnolo. Con "almodramma" s’intende quel particolare melodramma, esuberante e trasgressivo a cui Pedro Almodovar ha abituato i suoi fedeli spettatori. Le sue donne appassionate, viscerali, capaci di esse vitali anche nelle condizioni più avvilenti (Volver, Parla con me) sono state la materia viva del suo cinema per almeno tre decenni e venti film. Julieta, presentato ieri in Concorso, non si discosta per il soggetto ma apre una nuova stagione creativa.

Dopo l’ultimo film 'Gli amarti passeggeri', che non molti hanno apprezzato, Almodovar torna al melodramma ma lo fa con atteggiamento diverso più sobrio e pacato servendosi oltretutto, caso assai raro, di tre racconti intrecciati di Alice Munro, scrittrice canadese lontana dai colori accesi dell’universo ai Almodovar. Il dolore, la colpa, la passione, il rimpianto sono anche questa volta i motori del dramma ma l’anima barocca del regista resta fuori dalla porta e l’humour scompare.

Le qualità di Julieta si possono misurare proprio dal fatto che dell’intero apparato trasgressivo non si sente la mancanza.

Una madre soffre per l’assenza della figlia che ha fatto inspiegabilmente scomparire le proprie tracce da più di dieci anni. Ha qualche segreto ben custodito in sé e quindi, dopo essere tornata a vivere dove ha cresciuto quell’unica figlia, dice a se stessa: Voy a contarle todo. Almodovar, affabulatore efficace, ricorre ancora una volta alla macchina perfettamente oleata della narrazione epistolare. Sicché attraverso un’interminabile lettera lo spettatore s’apparenta con la protagonista (Adriana Ugarte, è Julieta giovane e Emma Suàrez Julieta matura) fin da quando, giovanissima, ha sfiorato la morte e incontrato la felicità in un notturno viaggio in treno.

L’intera esistenza di Julieta si dipana davanti ai nostri occhi: dalla felicità di giovane moglie al dolore insormontabile di madre abbandonata. La musica, i colori, l’andamento sincopato sono quelli di sempre ma Almodovar con l’avanzata maturità si prende la libertà di mettere sotto gli occhi e i sensi dello spettatore qualcosa che lo schermo tiene nascosto da molto tempo: i sentimenti. Quelli stessi che ci piace rivivere nei classici lontani ma davanti ai quali storciamo la bocca se a raccontarceli sono i film d’autore di oggi.