Giovedì 2 Maggio 2024

Bruno Caccia, chi era il giudice ucciso dalla 'ndrangheta

Fu freddato da 14 colpi il 26 giugno del 1983. Nel 1993 l'arresto del mandante, poi le indagini si arenano. Fino all'arresto del panettiere considerato uno degli esecutori materiali

Bruno Caccia (Ansa)

Bruno Caccia (Ansa)

Torino, 22 dicembre 2015 - Dopo 32 anni di silenzio, arriva una svolta nel caso Caccia. Un panettiere 64enne di origini calabresi, Rocco Schirripa, è stato arrestato a Torino perché accusato di essere uno degli assassini del giudice

L'OMICIDIO - Bruno Caccia fu ucciso la sera del 26 giugno del 1983 mentre portava a spasso il suo cane sotto casa, sulla precollina di Torino. All'epoca stava indagando su numerosi fatti di 'ndrangheta in Piemonte tra cui alcuni sequestri di persona. Per l'appunto il giorno dell'omicidio, una domenica, Caccia aveva deciso di lasciare libera la scorta: una circostanza che facilitò il 'lavoro' dei sicari. Erano le 23.30 quando fu affiancato da una macchina con due uomini a bordo. I killer spararono 14 colpi, per essere sicuri di finire il magistrato. 

L'INDAGINE - In un primo momento le indagini seguirono la pista delle Brigate Rosse: erano gli anni di Piombo e Caccia aveva condotto inchieste importanti sul terrorismo rosso. Ci fu pure una rivendicazione, il giorno dopo il delitto, firmata Br, che si rivelò poi falsa. Anche l'ipotesi di un'azione dei neofascisti del Nar si dimostrò infondata. Solo in un secondo momento, gli inquirenti si concentrarono sul potenziale interesse della 'ndrangheta nella morte del magistrato: l'imbeccata arrivò da Francesco Miano, boss del Catanese trapiantato a Torino. Fu lui a fare il nome di Domenico Belfiore, esponente di spicco della 'ndrangheta in Piemonte. 

Nel 1993 Belfiore fu condannato all'ergastolo come mandante dell'omicidio: Caccia - fu lo stesso Belfiore a confessarlo - era diventato troppo scomodo per la mafia calabrese che in Piemonte faceva affari d'oro soprattutto nei settori della ristorazione e dell'edilizia. Per oltre trent'anni il caso fu di fatto abbandonato e la figura di Caccia dimenticata. Fino all'arresto di oggi. 

Rocco Schirripa è stato incastrato grazie ad una lettera anonima inviata dagli inquirenti milanesi a Belfiore. La missiva conteneva la fotocopia di un articolo della Stampa di 32 anni fa, con la notizia dell' arresto di Belfiore. Sul retro gli investigatori avevano scritto il nome 'Rocco Schirripa', per sondare la reazione su uno dei sospetti che, all'epoca, era un 'soldato' della famiglia Belfiore. I commenti, tutti intercettati, non si sono fatte attendere. Secondo i pm, Schirripa  avrebbe dato il 'colpo di grazia' a Caccia.