Domenica 16 Giugno 2024

25 aprile e Bella ciao, la vera storia della canzone partigiana

Canzone simbolo della lotta partigiana è diventata anche inno universale di libertà, ma le sue origini sono controverse

Il corteo organizzato dall'Anpi a Roma per il 25 aprile

Il corteo organizzato dall'Anpi a Roma per il 25 aprile

Roma, 25 aprile 2016 - L'Italia celebra il 25 aprile e come ogni festa della Liberazione nelle piazze delle città risuona "Bella ciao". Canzone simbolo della Resistenza e dell'antifascismo, è diventa inno universale e internazionale di libertà, con la melodia e il testo che sono stati cantati in tutto il mondo in diverse lingue e in diverse occasioni, dalla vittoria di Tsipras in Grecia, ai funerali in Francia per le vittime di Charlie Hebdo, fino in Turchia, durante manifestazioni anti-Erdogan. Ma le sue origini non sono così chiare. Di certo c'è che il brano simbolo della lotta partigiana, a cui è stato idealmente associato, si è divulgato ed è diventato un successo mondiale a partire dagli anni del Dopoguerra, mentre durante la Resistenza non era così diffuso come vuole la credenza popolare. 

La storia di Bella Ciao ha origini controverse. Si tratta di un brano popolare nato prima della Liberazione, la cui musica, di autore sconosciuto, è stata fatta risalire negli anni a diverse melodie popolari. Una versione poi smentita dagli storici, era che la musica si ispirasse a un canto delle mondine che lavoravano nelle risaie della Pianura Padana. Un'altra versione attribuisce le origini della musica a un canto Yiddish. La circolazione della canzone prima del 1945 pare fosse diffusa e circoscritta soprattutto in Emilia-Romagna, tra l'Appennino modenese e quello bolognese. Nel libro Canti della resistenza italiana si spiega che Bella Ciao fu poco cantata durante la guerra partigiana, e venne diffusa nell'immediato dopoguerra. Ma pare fu proprio attraverso un gruppo di partigiani emiliani che si diffuse e venne tradotta in diverse lingue, tra la fine degli anni quaranta e l'inizio degli anni cinquanta, quando in occasione dei numerosi "Festival mondiali della gioventù democratica" che si tennero in varie città fra cui Praga, Berlino e Vienna, essa fu cantata dai delegati italiani.

La canzone nei decenni ha avuto tanta fortuna da essere ripresa nel mondo dello spettacolo da cantanti, gruppi musicali, in trasmissioni tv. Il primo a cantarla in televisione fu Giorgio Gaber durante la trasmissione Canzoniere minimo, nel 1963. Nel 2002 è stata cantata dal giornalista Michele Santoro in apertura di un'edizione straordinaria del programma televisivo Sciuscià. Tra le reinterpretazioni più famose c'è quella dei Modena City Ramblers, ed è stata rifatta più volte dal gruppo ska Banda Bassotti, e persino dal musicista bosniaco Goran Bregović, che la include regolarmente nei propri concerti, con un sapore più balcanico.