Giovedì 16 Maggio 2024

Draghi: "Senza investimenti no ripresa". La Bce all'Italia: "Consolidare i conti"

Visco: "Indispensabile riavviare gli investimenti"

Mario Draghi (lapresse)

Mario Draghi (lapresse)

Roma, 11 settembre 2014 - Prima l'allarme della Bce nel bollettino mensile poi del presidente Draghi in persona, intervenuto al Forum Eurofi a Milano. "Il calo degli investimenti nella zona euro dal 2008 è stato molto più severo di altri cicli", e "non vedremo una ripresa sostenibile finché non cambierà", ha detto Draghi, sottolineando come "un aumento degli investimenti è essenziale" per riportare l'inflazione su, combattere la disoccupazione, rilanciare l'economia. "Nel contesto esistente, i governi possono trovare lo spazio per sostenere gli investimenti produttivi e conseguire una composizione delle politiche di bilancio più favorevole alla crescita, riducendo l'onere fiscale e la spesa corrente improduttiva". 

Per stimolare la ripresa e l'occupazione i Paesi dell'Unione europea dovrebbero rimuovere gli ostacoli allo spirito imprenditoriale e alle giovani aziende innovative, ha aggiunto Draghi citando la Spagna come esempio positivo. "Si prevede che la Spagna registri una ripresa degli investimenti vigorosa nei prossimi due anni - ha detto - per le riforme favorevoli alle imprese e la riduzione delle imposte sui redditi delle persone fisiche e delle società".

A causa della fase economica negativa, l'Italia rischia di non raggiungere l'obiettivo del deficit al 2,6% del Pil nel 2014. E' quanto avverte la Bce nel suo bollettino mensile. "Persistono i rischi per il conseguimento dell'obiettivo di disavanzo pubblico per il 2014, soprattutto alla luce di andamenti economici peggiori delle attese", si legge nel testo, "in prospettiva, è importante rafforzare ulteriormente l'orientamento delle politiche di bilancio nazionali al fine di assicurare il rispetto degli obblighi del Patto di Stabilità e crescita, in particolare per quanto riguarda la riduzione del debito delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil". "Persistono i rischi per il conseguimento dell'obiettivo di disavanzo pubblico per il 2014, soprattutto alla luce di andamenti economici peggiori delle attese", si legge sempre nel testo, "in prospettiva, è importante rafforzare ulteriormente l'orientamento delle politiche di bilancio nazionali al fine di assicurare il rispetto degli obblighi del Patto di Stabilità e crescita, in particolare per quanto riguarda la riduzione del debito delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil".

Secondo il consiglio direttivo di Francoforte, "i rischi per le prospettive economiche dell'area dell'euro sono orientati al ribasso". "In particolare", si legge nel documento, "la perdita di slancio dell'economia può frenare gli investimenti privati e gli accresciuti rischi geopolitici potrebbero esercitare un ulteriore impatto negativo sulla fiducia di imprese e consumatori". 

Intanto, la Commissione Europea ha reso noto che la situazione per le imprese, in termini di competitività, è preoccupante: la produzione industriale italiana è di circa il 25% inferiore ai livelli precedenti la crisi, ovvero quelli del 2007, emerge dal rapporto sulla competitività industriale europea. "Si tratta - si legge nel rapporto pubblicato oggi - di un calo generalizzato che ha colpito anche settori - quali quello automoblistico, calzaturiero e degli elettrodomestici - che per lungo tempo hanno rappresentato la struttura portante dell'industria italiana". Ecco perché, secondo gli esperti di Bruxelles, anche se sono stati fatti alcuni passi avanti, "è ancora richiesto un impegno continuativo e globale per far emergere un contesto imprenditoriale competitivo".

La ricetta per il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco è quella di far ripartire gli investimenti "sia pubblici che privati, nazionali ed europei". Intervenendo al Forum Eurofi a Milano, tenuto alla vigilia della riunione dell'Eurogruppo e dell'Ecofin, Visco ha spiegato che "le deludenti performance economiche dell'Unione Europea vanno molto al di là delle precedenti esperienze. Al cuore del problema c'è la debolezza della domanda aggregata, in particolare gli investimenti"

 

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