
Mario Draghi, presidente della Bce (Lapresse)
Milano, 10 marzo 2016 - "Una mossa attesa - sul costo del denaro - e una sorprendente sulle modalità d'intervento". Cosi Andrea Goldstein, managing director di Nomisma la decisione odierna della Bce, che ha azzerato i tassi e alzato gli stimoli all'economia a 80 miliardi al mese. "Infatti la Bce dimostra di aver colto in pieno il significato del G20 di Shanghai - spiega Goldstein -, l'invito cioè ad agire su tutte le leve in maniera decisa e coordinata. In Europa la politica monetaria sta facendo la sua parte, ma non può fare tutto: come Draghi ha ripetutamente sottolineato, è tempo di accelerare sugli altri fronti, politica fiscale e riforme strutturali. A livello globale, però, va cercato un meccanismo per evitare una pericolosa guerra delle valute. Non con una riedizione degli accordi del Plaza, ma con la cooperazione rinforzata in seno al Financial Stability Board".
Lo scorso dicembre i mercati rimasero estremamente delusi quando Draghi annunciò che nel meeting di dicembre la Banca Centrale Europea aveva deciso di non ampliare le proprie politiche monetarie. Il rally sui mercati iniziato a ottobre finì e i mercati ripresero da dove avevano interrotto a settembre, arrivando poi alle tragiche fasi di inizio anno. I 25 membri del Consiglio Direttivo della Bce hanno invece deciso per una serie di misure che fanno dell’attuale piano il più ambizioso pacchetto di stimoli mai annunciato dall’istituto europeo.
Ma cosa ha spinto ora la Bce ad un’azione di tale portata? "Sicuramente l’inflazione - spiega Marco J. Aboav, Macro Portfolio Manager MoneyFarm.com -, che gli ultimi dati di settimana scorsa hanno visto diventare addirittura negativa. Le previsioni dell’Istituto di Francoforte ora vedono l’inflazione rasente lo zero (0.1%) per tutto il 2016, rivedendo notevolmente al ribasso la stima precedente, pari all’1%. Per il 2017 la crescita dei prezzi al consumo è vista pari all’1.3% e per il 2018 pari all’1.6%. La crescita del Pil dell’Eurozona per il 2016 è stata rivista al ribasso, dall’1.7% all’1.4%. e per il 2017 dall’1.9 all’1.7%".
I dubbi intanto restano. "La mossa di oggi - dice Aboav - rappresenta un ulteriore passo avanti nella politica del 'Costi quel che costi' ('Whatever it takes') annunciata da Draghi nel famoso discorso del luglio 2012, quando l’area Euro era sull'orlo della frammentazione. Quello che gli investitori non riescono a smettere di pensare è che misure sempre maggiori sottintendono i problemi delle economie europee permangono e che le politiche monetarie stanno perdendo di efficacia; è inevitabile chiedersi quanto sia lontano il giorno in cui la loro efficacia diventi nulla. Questo può spiegare il perché, dopo l’accoglienza calorosa, i mercati abbiano reagito con una certa freddezza, tornando ai livelli pre-annuncio, con l’Euro che si è addirittura apprezzato. Senza uno sforzo collettivo anche da parte dei governi nazionali, che inizino a implementare politiche fiscali virtuose, è probabile che le politiche monetarie inizino a perdere di efficacia. E che i mercati reagiscano all’annuncio di Draghi come reagirono un mese fa alle politiche della Banca Centrale Giapponese".