Giovedì 16 Maggio 2024
LORENZO MUCCIOLI
Esteri

Attentato Nizza, la superstite: "Ho visto il boia negli occhi"

La riminese ferita: "Cercava di falciarci"

Dalila Staccoli con il fidanzato Alberto Martinelli

Dalila Staccoli con il fidanzato Alberto Martinelli

Rimini, 18 luglio 2016 - «Per una frazione di secondo sono riuscita a guardare quell’uomo in faccia. Stringeva il volante del camion e mirava dritto ai passanti, cercando di falciarli. Non potrò mai dimenticare il suo sguardo: cattivo, determinato, folle. Sono viva per miracolo». All’altro capo del telefono, la voce di Dalila Staccoli è ridotta a un sussurro. Dalla sua camera dell’ospedale Pasteur di Nizza, la 29enne di Cattolica, da alcuni anni trasferitasi a Brescia, rivive il film di quella notte di terrore sulla Promenade des Anglais, quando il Tir con a bordo il 31enne tunisino è piombato sulla folla radunata per la festa del 14 luglio. Là in mezzo c’erano anche Dalila, il fidanzato Alberto Martinelli, 51 anni, il figlio e la figlia di lui, al loro primo giorno di vacanza in Francia: solo per puro caso l’attentatore non è riuscito a travolgerli.

Come sta adesso, Dalila? «Sono molto provata. Quella notte, nella confusione, sono stata spinta a terra. Ho battuto la testa su una panchina e sull’asfalto. Mi hanno ricoverata con un brutto taglio, un ematoma e una frattura del cranio. I medici dicono che le mie condizioni stanno migliorando e che presto potrò essere dimessa».

Cosa ricorda di quella sera? «Eravamo usciti per andare a vedere i fuochi d’artificio. Stavamo passeggiando, quando a un certo punto attorno a noi la gente si è messa a gridare. Poi è sbucato fuori quel camion. Aveva i fari spenti e il cofano ammaccato. All’inizio abbiamo pensato che il conducente fosse ubriaco. Solo dopo ci siamo accorti che puntava dritto sulla folla, che puntava su di noi. Per un secondo sono riuscita a guardare l’assassino in faccia: ruotava il volante a destra e a sinistra per centrare più passanti».

Siete scappati? «Ci siamo diretti verso la spiaggia, in mezzo alla folla che spingeva e sgomitava. In quel momento c’è stato una specie di spostamento d’aria e io sono stata travolta dalla calca. Ho battuto la testa e per alcuni minuti ho perso conoscenza. Quando mi sono risvegliata, attorno a me c’erano soltanto corpi e gente che piangeva. Ricordo nitidamente un uomo in lacrime chino sul cadavere del figlioletto: sono cose che uno si porta dentro a vita».

Il suo fidanzato e i suoi due figli come stanno? «Stanno bene, per fortuna non hanno riportato ferite, anche se i ragazzi sono ancora sotto choc per quello che hanno visto. Il camion ci ha mancato di poco. Potevamo morire e siamo felici di essere qui a raccontarlo. So che alcuni italiani sono ancora dispersi. Ora voglio soltanto andarmene via al più presto, tornare nel mio Paese».