Domenica 5 Maggio 2024

Culle vuote e bonus bebè? "Oltre 900 mila bambini esclusi dal nido"

I dati Istat elaborati dalla Cgil: l'offerta di asili nido pubblici e privati copre solo il 17,9% dei bambini sotto i due anni, contro il 50% dei Paesi scandinavi

Una bambina all’asilo (foto repertorio)

Una bambina all’asilo (foto repertorio)

Roma, 15 maggio 2016  - Mentre il ministro della Salute Lorenzin lancia l'allarme crac demografico e indicat i bonus bebè come un modo per affrontare l'emergenza culle vuote in Italia, la Fp Cgil lavora sui dati Istat per rendere nota la drammatica situazione italiana per quanto riguarda i servizi per l'infanzia. Ecco qui: oltre 900 mila bambini in Italia, compresi nella fascia tra sei mesi e due anni, sono esclusi dagli asili nido. Le ragioni sono diverse: in parte per scelta delle famiglie ma, per la gran parte, per l'impossibilità di potervi accedere, tra una scarsa offerta pubblica e l'esosa richiesta privata

E la cosa, secondo il sindacato, va di pari passo con le deprimenti rilevazioni su natalità e fecondità della popolazione residente. Ma entriamo nel dettaglio: nel report dell'istituto statistico (relativo al 2012), l'offerta complessiva di asili nido e di micro nidi per la prima infanzia - pubblici e privati - copre una fascia di bambini da zero a due anni pari al 17,9% (ovvero 17,9 posti ogni 100 bambini) pari a 289.851 bambine e bambini. 

Una percentuale lontana non solo dalla media dei Paesi scandinavi, che si aggira intorno al 50%, ma anche dalla (passata) strategia di Lisbona che prevedeva entro il 2010 una copertura pari al 33%. Per converso, quindi, questi 290 mila 'fortunati' bambini rappresentano una piccola quota parte: sono, infatti, oltre 908 mila, stima la Fp Cgil, quelli esclusi, ovviamente per ragioni diverse ma che per la gran parte hanno a che fare con il binomio scarsa offerta ed esose rette nel privato.

"Una quantità enorme di bambine e bambini ai quali non viene garantito un diritto che gli spetta, per la carenza di strutture pubbliche o per i costi enormi delle private. Questa la chiave da rilanciare, anche e soprattutto per evitare il 'crac demografico' e non il bonus bebè", afferma il segretario nazionale della Fp Cgil, Federico Bozzanca, aggiungendo che "questo dato rimarrà tale senza che ci siano fatti concreti, oltre gli annunci che si reiterano, ultimo quello della ministra Lorenzin".

Nello studio si sottolinea anche che la spesa pubblica per le strutture attualmente esistenti, quella cioè in carico ai comuni, si aggira intorno a 1,3 miliardi di euro, che sale a 1,6 contemplando anche la quota degli utenti per le strutture private. Il tutto per un servizio che va da una copertura del 24,8% dell'Emilia Romagna al 2% della Campania, per una media (solo per quanto riguarda il ruolo pubblico) dell'11,9%. L'offerta al momento, da quella a vario titolo pubblica a quella totalmente privata, conta 8.870 strutture.

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