Roma, 5 mar. (askanews) - Con "Un altro ferragosto" dopo 28 anni Paolo Virzì riporta al cinema dal 7 marzo i Molino e i Mazzalupi, le due famiglie che rappresentavano due facce dell'Italia e si scontravano in "Ferie d'agosto". "Il tempo che era passato, così lungo in fondo, era materia di racconto esso stesso. Il fatto che ci fossero stati dei lutti, delle nascite, dei nuovi incontri, dei nuovi amori, dei fallimenti, dei trionfi, era una maniera per ritornare su quei personaggi avendo già un materiale narrativo già così ricco". In trent'anni l'Italia è cambiata, sembra peggiorata. Il giornalista interpretato da Silvio Orlando sta morendo e con lui una certa sinistra, mentre avanzano chiassosi i discendenti della famiglia "antagonista" per un matrimonio kitsch che spazzerà via quello che restava degli autori del manifesto di Ventotene. Ma per Virzì la speranza c'è sempre, e in questo caso è rappresentata del nipote del personaggio di Orlando, che ascolta avidamente i racconti del nonno. "Rinascono le guerre, i nazionalismi, si ritorna ad avere quella circostanza tragica nella quale furono maturate quelle idee, quei propositi, quelle aspirazioni, quelle speranze. Adesso che sembra una rarità ricordare quegli eventi e quella cosa che riguarda solo pochissimi, il fatto che ci sia un ragazzino che se ne appassiona come fosse una fiaba bellissima, è un motivo di speranza e di coraggio". I personaggi di trent'anni fa che tornano oggi, come quelli di Sabrina Ferilli e Laura Morante, o i nuovi interpretati da Vinicio Marchioni, Andrea Carpenzano, Christian De Sica, Anna Ferraioli Ravel, appartengono a due mondi lontani, contrapposti, che non comunicano, ma tutti hanno in comune una fragilità e un'umanità cara al regista. "L'umanità che racconta Paolo, anche se si capisce per chi tifa chiaramente, è sempre un'umanità che lui tira fuori dal giudizio. Quindi ogni personaggio è poi alla fine perdonabile nei racconti di Paolo".
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