Shanghai, 16 gen. (askanews) - Wong Kar-Wai è tornato dietro la macchina da presa a 10 anni dal suo ultimo film, (The grandmaster) con "Blossoms Shanghai" una serie tv ambientata nella città in cui è nato che sta avendo grande successo e soprattutto ha riacceso un enorme interesse per la megalopoli, raccontata nel suo periodo di esplosione economica, gli anni Novanta. Oltre ad aver scatenato la caccia al selfie nei luoghi storici citati, la particolarità della serie tv, che originariamente doveva essere un film e racconta l'ascesa al successo di un uomo in varie decadi, è l'inaspettato successo dovuto alla decisione del regista di girarla non solo in mandarino, lingua ufficiale in Cina, ma anche nella lingua locale (lingua Wu). "Penso che la versione di Shanghai abbia più stile caratteristico, mentre la versione in mandarino non ha proprio quel sapore. Mentre guardo la versione di Shanghai, mi ricorda le abitudini e lo spirito dei miei compagni di classe e degli insegnanti di Shanghai quando ero all'università" dice una residente, dando voce a quell'ondata di nostalgia scatenata dalla serie, che nasconde un aspetto più profondo e in certa misura politico. Sebbene sia ancora parlato da circa 14 milioni di persone, il dialetto Wu di Shanghai è ormai scomparso dall'uso quotidiano e lavorativo dopo decenni di sforzi del governo di Pechino per limitare lingue e dialetti locali e promuovere il mandarino, visto come strumento unificante. Una decisione che negli anni ha scatenato anche proteste da parte di minoranze linguistiche per l'impoverimento della cultura locale. "Per noi giovani penso che sia anche un modo per ritrovare le nostre radici come abitanti di Shanghai - conferma una ragazza - perché penso che ci sia un rapporto molto profondo tra lingua e cultura."
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