New York, 26 apr. (askanews) - Aria di attesa e tensione alla Columbia University, epicentro delle proteste pro-palestinesi esplose nei campus Usa. Qui gli studenti hanno organizzato un sit-in giorno e notte per chiedere che l'ateneo interrompa i partenariati con le istituzioni accademiche israeliane. L'ateneo ha posticipato per ora l'ultimatum per lo smantellamento della tendopoli con 200 studenti, ma la tensione resta alta con studenti filo-israeliani che si contrappongono ai loro compagni. "Purtroppo c'è stata anche molta inerzia. E, naturalmente, si tratta di un delicato equilibrio tra la libertà di parola e il resto - commenta un ex studente - Ma ho la sensazione che ora la situazione si sia deteriorata oltre i punti di vista politici. C'è davvero un'aria avvelenata". "Io penso che la scuola abbia fallito nel proteggere la comunità di studenti ebrei", dice Noah Letterman, che fa parte di un programma di scambio fra Israele e Columbia, "Non mi sento al sicuro ora nel campus". "Sono uno studentessa ebrea che è attivamente pro-Palestina e ne è orgogliosa - dice invece Anna. Penso che sia molto importante che gli studenti qui siano in grado non solo di esprimere le loro opinioni su un genocidio che sta accadendo, ma possano farlo senza timore di essere arrestati o ripercussioni da parte del governo".
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