di Mattia Todisco
Il Porto non è sicuro. Più che d’attracco, sa di salvezza, ma solo se la barca arriverà sana. Per farlo, l’Inter deve superare gli ottavi di finale di Champions League, martedì sera. La terra lusitana dovrà diventare di conquista, i timori da trasferta trasformarsi in ardore corsaro. Ciò che già si è visto in Champions, a Barcellona e nella più semplice tappa di Plzen. In campionato, invece, è bastato un trasferimento nella vicina Liguria per vedere incubi ricorrenti. Due punti persi a Genova, tre a La Spezia nonostante un tiro a segno costante. Gli arcieri di Inzaghi sembravano gli allievi di Robin Hood alle prime armi, intenti a centrare bersagli nella foresta di Sherwood, come se quel pallone lo avessero visto da poco e non da quando vestivano i calzoni corti non solo in campo. Eppure si parla di gente che ha gol nei piedi. Il vice-capocannoniere del campionato, Lautaro Martinez, il miglior realizzatore della storia nella nazionale belga, Lukaku, pagato un anno e mezzo fa dal Chelsea 115 milioni di euro. Scalando nei reparti, quel Gosens che all’Atalanta aveva numeri da punta, il più che prolifico Mkhitaryan, un Dumfries da 5 centri in campionato lo scorso anno, un D’Ambrosio che spesso ha piazzato zampate laddove serviva. La poco onorevole eredità del "Picco" è stata 28 conclusioni, 1 gol su rigore, quando agli spezzini ne sono bastati 4 di cui 2 nello specchio per vincere la partita. La regola non scritta del calcio dice che se c’è da pagare, il primo a cui va il conto è l’allenatore e così sarà a fine anno se ad Oporto si fermerà il percorso europeo, probabilmente anche con la zona Champions (oggi a rischio) in tasca. Supercoppa e Coppa Italia che un anno fa salvarono il bilancio tecnico, stavolta non basteranno, nemmeno se lo stemma della coccarda dovesse restare sulle maglie nerazzurra. La dirigenza è convinta di aver fornito una rosa che ha sì delle lacune in termini di fantasia, ma non è tale da giustificare otto sconfitte in A su 26 turni, posto che alcune scelte poco lungimiranti sono state spinte da Inzaghi stesso. Correa come sostituto di Lukaku è un errore enorme, che si poteva evitare guardando i semplici numeri di entrambi al momento della decisione. Trattenere l’argentino la scorsa estate ha avuto eguali effetti azzerati nell’economia di squadra, con l’aggravante di avere un Dybala a portata di mano (ma per ragioni di bilancio sarebbe servito rinunciare anche al ritorno di "Big Rom"). Il "Tucu", che in Portogallo tornerà tra i convocati, dovrebbe chiudere la sua esperienza milanese a fine annata. Inzaghi deve lavorare per far sì di non conoscere medesimo destino, posto che un eventuale tracollo reiterato nelle future settimane potrebbe portare a scossoni più immediati, magari una soluzione "ponte" (Chivu?) prima di azzerare e ripartire a luglio con un nuovo timoniere.