Bologna, 18 gennaio 2017 - Si è spenta la voce che raccontò a milioni di italiani le tragedie di Gilles Villeneuve e di Ayrton Senna, ma anche le grandi imprese di Niki Lauda e di Giacomo Agostini.
A 87 anni, nella sua casa di Milano, è morto Mario Poltronieri. Un grande protagonista del giornalismo televisivo: per la Rai in bianco e nero aveva cominciato con il baseball, poi si era dedicato ai motori. La sua narrazione sempre pacata quasi contrastava con la fragorosa esuberanza delle corse: eppure Marietto, come lo chiamavamo noi amici, aveva creato uno stile.
Difficilmente si esaltava, raramente perdeva la pazienza: ma riusciva ad interpretare gli eventi e a spiegarli quando la potenza del mezzo nemmeno era lontana parente della tivù di oggi. Lui non aveva diciotto monitor a disposizione. Gliene bastava uno.
Per la Formula Uno e per il motomondiale, Poltronieri è stato ciò che Nando Martellini fu per il calcio. Non cedeva alla passione del tifoso, a volte sbagliava a riconoscere una macchina o un pilota e spesso finiva nel mirino dei critici. Ma era rispettato per la buona fede che metteva nei commenti.
Non urlava, non pretendeva di imporre una opinione. Aveva il dono dell’educazione: entrava nei nostri salotti in diretta e quasi chiedeva permesso. Non mi par poco.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo bene, ho anche lavorato con lui. Penso abbia insegnato tanto a tanti, sebbene non siano troppi quelli che davvero hanno imparato la sua lezione. Ci mancherà. Meglio ancora, ci mancava già.