Mercoledì 1 Maggio 2024

Roubaix, le pagelle di Angelo Costa: 10 a Van der Poel

L’impresa dell’olandese volante. Corre da aiutante Jasper Philipsen

Mathieu Van der Poel ha trionfato nella Parigi-Roubaix

Mathieu Van der Poel ha trionfato nella Parigi-Roubaix

“Ho avuto uno dei miei giorni migliori in bici, mi sentivo fortissimo e ho provato ad attaccare da lontano”. Mathieu Van der Poel spiega così l’azione decisiva a 16 km dal traguardo, sul settore n.5 del pavé, che gli ha fruttato la vittoria nella Parigi-Roubaix. Ecco le pagelle della gara.

10 Mathieu Van der Poel

‘Per vincere qui servono buone gambe e fortuna: oggi le ho avute entrambe’, dice l’olandese volante dopo aver fatto ciò che nemmeno a Merckx era riuscito: conquistare la Roubaix più veloce di sempre (quasi 47 orari la media) dopo aver vinto la Sanremo. Buone gambe gli consentono di strattonare gli avversari per quattro volte negli ultimi 50 chilometri: nell’ultima, sul durissimo tratto del Carrefour de l’Arbre, la dea bendata gli toglie di torno Degenkolb, che cade, e soprattutto Van Aert, che fora. Ma il fenomeno che sfida il pavé correndo senza guantini e con i rivali usa i guantoni, per fare centro ci mette tanto di suo…

9 Jasper Philipsen

Corre da aiutante di Van der Poel e al tempo stesso da arma tattica, perché in caso di arrivo allo sprint è il più veloce di tutti. Usa la testa, perché fa il suo dovere senza spremersi, non perde la calma nemmeno quando una foratura lo rallenta e alla fine completa il capolavoro di squadra prendendosi il secondo posto. Nel dimostrarsi degno della Roubaix, ha una sfortuna soltanto: avere in squadra il più forte di tutti.

8 Wout Van Aert

E’ bravo a riciclarsi quando la sorte gli toglie la spalla Laporte dopo la foresta di Aremberg: da quel momento, anziché far la corsa come pensava, la lascia con intelligenza sulle spalle di Van der Poel, badando solo a non sprecare energie. Puntuale nel replicare all’amico rivale, si consuma quanto lui e forse alla fine, quando la foratura spalanca la strada a Vdp, sta iniziando ad andare in debito. Sarà anche un perdente, come dicono i suoi connazionali, ma anche in quel ruolo resta magnifico.

7,5 Filippo Ganna

Chiude al sesto posto la prima Roubaix con i gradi da capitano, dopo aver viaggiato in prima classe, lottando da protagonista e non limitandosi a farsi trascinare. Si consuma un po’ prima della Foresta, quando gli sgusciano via i due Van, e pure a 51 chilometri dall’arrivo, sul primo degli assalti di Vdp, ma ha il merito di rientrare sempre: correre di rincorsa una gara così alla fine ti vuota il serbatoio, la sua prova è un bel segnale per ripresentarsi sulle pietre con le giuste ambizioni.

7 John Degenkolb

L’uomo che non ti aspetti è pur sempre uno che otto anni fa alla Roubaix è arrivato davanti a tutti, pure lui dopo aver vinto la Sanremo. Sapere come si fa non basta se non hai anche la gamba giusta: ritrovandola, il tedesco torna a calarsi nei panni della mina vagante, ma a saltarci sopra è lui, cadendo nel tratto decisivo a 15 chilometri dal velodromo, vuoi perché Van der Poel cerca un varco dalla sua parte, vuoi perché lui stesso sta passando su un insidioso tratto d’erba. Fa rabbia, ma la soddisfazione di esser tornato ai livelli migliori aiuta a placarla.

5 alla Soudal

L’ex branco di lupi suo malgrado sta vivendo una stagione storta: abituato a dominare, il team belga non è riuscito fin qui a esser protagonista nelle classiche, il suo terreno di caccia preferito. Nel Nord francese è pure sfortunato: perde quasi subito Davide Ballerini in una caduta, ci rimette l’altra punta Asgreen nel ruzzolone nella foresta di Aremberg che costa il ritiro anche all’ex vincitore Van Baarle e alla nostra speranza Milan. Ora si volta pagina e nelle Ardenne c’è l’occasione per rifarsi: soprattutto, c’è un certo Evenepoel che può aiutare a risistemare i conti.