Mercoledì 24 Aprile 2024

Tour de France 2018, Nibali: "Pronto ad attaccare sulle Alpi"

"Se si crea l'occasione, perché no?". Su Froome: "Se sta bene, secondo me ci prova" Tour de France 2018, Froome e la carta Thomas: "Possiamo giocare su due tavoli" Tour de France 2018, la tappa 11. Orari tv, percorso e favoriti

Vincenzo Nibali (Ansa)

Vincenzo Nibali (Ansa)

Aix les Bains, 17 luglio 2018 - "Sono esattamente dove volevo essere", racconta Vincenzo Nibali nella hall dell’albergo che lo ospita ai piedi delle Alpi, dove il Tour de France 2018 riposa prima di tre giorni in montagna che promettono di dare una bella sfoltita alla classifica. Sereno, disteso, dopo un paio d’ore in bici con i compagni il siculo scherza sulla bella prova di Pozzovivo nella tappa di domenica sul pavè ("Avete visto? Abbiamo scoperto un uomo per la Rubè") e aspetta notizie dal medico sul compagno Koren, che rischia di non ripartire per un ematoma al piede (Aggiornamento: Koren è regolarmente partito per la tappa di oggi). Essere esattamente dove pensava, dopo aver passato indenne le prime nove tappe, regalano allo Squalo il morale giusto per affrontare la parte di corsa in cui i giochi cominciano a farsi seri.

Tour de France 2018, la tappa 11. Orari tv, percorso e favoriti

Tour de France 2018, la tappa di oggi. Orari tv, percorso e favoriti

Che Nibali abbiamo visto finora? "Un corridore attento, che ha pensato a correre davanti e a non rischiare guai. Non ho guadagnato, ma nemmeno perso: bene così".

Lucido, sicuro, magari senza un esercito intorno. "Sento critiche alla mia squadra, ma non sono d’accordo: ognuno fin qui ha fatto il proprio dovere, chi portandomi davanti, chi andando a prendere i rifornimenti. Ho accanto gente che mi dovrà supportare in montagna, in ogni caso non solo quello che ha bisogno della squadra per muoversi: se agisci in prima persona, in gruppo dai anche meno fastidio agli altri".

Tornando alla tappa del pavè: soddisfatto? "Alla fine sì, perché mi sono salvato, evitando intoppi. Ho cercato pure di muovermi, ma sono stato frenato da altri: così mi sono messo calmo e ho pensato solo a finire bene".

Ha senso una tappa così in un grande giro? "Vista dai corridori no, vista dal pubblico sì. Ormai la tendenza delle corse è cercare sempre situazioni particolari: nell’insieme di un giro, alla fine vince sempre il corridore più completo".

Nove giorni di corsa: mai avuto un momento difficile? "Sì, nella cronosquadre, quando ci siamo ritrovati in quattro nel finale: lì, se capita qualcosa a uno dei corridori rimasti, sei costretto ad aspettare".

Aspettava le montagne: ci siamo. Come vede i prossimi tre giorni? "Molto impegnativi. Difficile mettere in fila frazioni diverse fra loro: la prima ha una salita dura e un finale in discesa, la seconda è corta ma con tanto dislivello, poi c’è l’Alpe d’Huez dove nel 2015 ci ho rimesso il podio per aver forato proprio ai piedi della salita. Dipenderà da come si metterà la corsa".

Ha in testa l’idea di attaccare? "Se ci creerà l’opportunità, perché no?".

Il Tour si decide sulle Alpi? "Di solito sono più dure dei Pirenei, in ogni caso si sfoltirà la classifica. E qualcuno si darà da fare per attaccare: penso a Uran, a Bardet…".

A proposito dei rivali: come li ha visti? "Fino alle salite non capisci mai chi stia bene e chi no. Dan Martin ha fatto bene sul Muro di Bretagna, ma sono i suoi arrivi".

Froome? "Froome è sempre Froome".

Se lo aspetta sulle Alpi? "Se sta bene, secondo me ci prova. Altrimenti potrebbe correre in difesa e aspettare la crono finale".

Pensa che possa accusare la stanchezza del Giro? "Chi può dirlo? Un anno fa, dopo il Tour, ha vinto la Vuelta andando più forte".

I tifosi continuano a fischiarlo? "Beh, abbastanza…".

Nibali, ai piedi delle montagne lei sembra tranquillo e fiducioso. "E’ proprio così".