Mercoledì 24 Aprile 2024

Matrimoni combinati in Italia, i numeri di un fenomeno nascosto: “Ma oggi le ragazze finalmente si ribellano”

Le storie raccolte da Luisa Oliva, presidente dell’associazione White Mathilda: “Da noi arrivano soprattutto giovani pakistane e cinesi, grazie all’aiuto di amiche o delle stesse forze dell’ordine”

Il sindaco di Novellara (Reggio Emilia) e l'opera dedicata a Saman Abbas

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Milano, 11 marzo 2024 – Matrimoni combinati in Italia, tutti abbiamo in mente il martirio di Saman. Nell’ultimo report diffuso dal ministero, si parla di 23 reati nel 2023, erano 8 tre anni prima. Aumento vertiginoso anche per la percentuale di donne vittime, che passa da 57% a 96%. 

Luisa Oliva, presidente dell’associazione White Mathilda: che cosa significano questi numeri?

“La percentuale è aumentata anche perché le donne finalmente parlano, si ribellano e così arrivano nei centri anti violenza. Parliamo di donne isolate, costrette a rimanere nel loro guscio, che difficilmente hanno rapporti con il mondo esterno. Da noi arrivano anche a 70-80 anni per chiedere aiuto. Vuol dire che hanno acquistato più fiducia nelle istituzioni”.

Matrimoni combinati, i numeri in Italia
Matrimoni combinati, i numeri in Italia

Che tracce avete di questo fenomeno in Italia?

“L’anno scorso si sono rivolte ai nostri due centri 258 donne. La percentuale di straniere è del 10%, comunque sempre alta. I casi di giovani in fuga da matrimoni combinati sono stati una decina”.

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Di che nazionalità?

“Soprattutto pakistane e cinesi”.

In fuga dai matrimoni o sono riuscite ad evitarli?

“Sono donne che si ribellano. Quando arrivano in Italia, di solito vengono isolate dal mondo che le circonda. Poi riescono a disobbedire e tramite amicizie o magari attraverso l’intervento delle forze dell’ordine durante una lite, arrivano ai centri. Di solito sono accompagnate da qualcuno, perché hanno paura. Hanno bisogno di qualcuno che le appoggi, per fare quel passo”. Come si manifestano i matrimoni combinati? Ci sono tratti in comune?

“I casi delle donne cinesi sono sempre una difficoltà incredibile, situazioni davvero molto dure. Nel caso delle pakistane c’è un capo del gruppo familiare, la persona di potere è spesso uno zio, o un fratello o un padre. Chi ha il potere di decidere per tutti. Le ragazze ci dicono, ho paura dello zio, è lui che fa tutto, è il capo del branco. Insomma è una figura sempre maschile. Mentre per le ragazze cines, la decisione viene presa dalla famiglia. Un po’ come accadeva in Italia 50-60 anni fa”.