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Una vita sociale attiva previene lo sviluppo di Alzheimer e demenze

11/03/2022

Una vita sociale attiva può aiutare a prevenire lo sviluppo delle demenze. A suggerirlo è uno studio a cura di un team della University of Utah, secondo cui stare a contatto con altre persone non rallenta solo il declino cognitivo, ma può anche consentire di invertire il processo, migliorando le funzioni cerebrali.

Vita sociale e flessione cognitiva

L’indagine si è avvalsa dei dati sulla salute mentale relativi a 2200 individui statunitensi, tra i 69 e i 90 anni, di cui 972 affetti da deterioramento cognitivo lieve (MCI), un deficit che si manifesta in età avanzata e che è spesso un indicatore della futura insorgenza di varie forme di demenza, Alzheimer incluso. Dopo cinque anni di osservazioni, i ricercatori hanno rilevato che il 22% dei partecipanti con MCI ha registrato miglioramenti in diversi ambiti cognitivi, mentre nel 66% dei casi i parametri sono rimasti più o meno stabili. Di contro il 12% ha visto l’iniziale decadimento sfociare in una demenza conclamata. L’equipe ha concluso che le persone con una vita sociale attiva erano più propense di altre a ottenere dei miglioramenti sensibili nella performance cognitive.

Si può prevenire lo sviluppo della demenza?

Nel commentare la scoperta, la prima autrice Ming Wen ha spiegato che di norma siamo portati a considerare il deterioramento dell’integrità neurologica come una strada “a senso unico”, ossia una condizione da cui non c’è ritorno. Questo può essere vero in alcuni casi, ma non sempre: il lavoro della sua squadra sembra infatti dimostrare che a cinque anni di distanza dai primi segnali di declino delle facoltà mentali è ancora possibile recuperare una parte di quello che si è perso grazie alle relazioni sociali. Wen sottolinea ad esempio che abitudini come incontrare gli amici, frequentare gruppi religiosi o fare volontariato possono favorire la stabilizzazione della memoria e di altre funzioni cognitive. I risultati dei test condotti documentano che basta aggiungere alla proprio routine una singola attività per aumentare del 41% la probabilità di invertire il decadimento cognitivo.

La ricerca è attualmente in attesa di peer review, ma il suo contenuto è stato esposto di recente da Wen e colleghi durante l’Alzheimer’s Research UK Conference.