Con il sostegno di:

Togliere il ciuccio ai bimbi, strategie vincenti in piccoli step

L’uso prolungato può compromettere il corretto sviluppo della bocca e della dentizione, deformando il palato e creando problemi di malocclusione

05/03/2024 - di Valeria Panzeri
ciuccio

Il ciuccio, per molti neonati e bimbi in tenerissima età, è un oggetto quasi irrinunciabile dal potere calmante e non solo. Già a partire dalla fine del primo trimestre di gestazione il feto mostra movimenti di suzione e deglutizione: il futuro bambino impara a succhiare già nel grembo materno. Dalla nascita, questo istinto di suzione permette al neonato di provvedere a soddisfare alcune esigenze vitali.

 

La suzione nutritiva consente al neonato di nutrirsi, e quindi sopravvivere, assumendo il latte. Quella non nutritiva – più rudimentale e non necessariamente associata alla deglutizione – consente al piccolo di regolare il proprio umore, le funzioni neurovegetative, il ritmo sonno-veglia e di tenere sotto controllo stress e dolore. Il ciuccio, così come il seno materno o il ditino, può rappresentare la risposta a queste esigenze.

 

Il ministero della Salute suggerisce, fra i comportamenti in grado di ridurre la SIDS – sindrome della morte improvvisa del lattante (Sudden Infant Death Syndrome) – anche l’utilizzo del ciuccio: “L’uso del succhiotto durante il sonno, ha un effetto protettivo, in ogni caso va proposto dopo il mese di vita (per non interferire con l’inizio dell’allattamento al seno) e sospeso possibilmente entro l’anno di vita (per evitare che disturbi il buon sviluppo dei denti). Se il bambino rifiuta il succhiotto non va forzato e, se lo perde durante il sonno, non è obbligatorio riposizionarlo in bocca”.

 

Chiarito che queste abitudini possono essere, per certi versi, benefiche, se mantenute nel tempo, ad esempio oltre i 36 mesi di età, possono avere invece un impatto sulla salute orale e sullo sviluppo del bambino. L’uso prolungato può compromettere infatti il corretto sviluppo della bocca e della dentizione, deformando il palato e creando problemi di malocclusione. In alcuni casi si registrano anche difficoltà nella corretta articolazione delle parole, nonché maggior rischio di otiti.

 

Fra i due e i tre anni di età è il momento in cui il bambino può essere accompagnato nel percorso di rinuncia al ciuccio. Va infatti considerato che con la crescita l’istinto della suzione diminuisce in maniera spontanea.

 

Come fare? Alcune regole preziose arrivano dalla Scuola di Odontoiatria dell’Università del Connecticut. Per le esperte Katherine Fleming e Tiana Piscitelli il primo passo è usare il rinforzo positivo anziché la punizione: enfatizzare dunque i progressi che il bimbo compie. Altra strategia è quella di distrarre il bambino e tenerlo occupato con attività divertenti come lavoretti, una passeggiata o un gioco, durante l’ora del giorno in cui normalmente si ‘rifugia’ nell’abitudine della suzione. Nessuna fretta: meglio stabilire obiettivi raggiungibili, come ad esempio quello di non succhiarsi il pollice o non usare il ciuccio nell’ora prima di andare a dormire, fino poi ad arrivare alla giornata intera. Per quanto riguarda, in particolare la suzione del pollice, è utile ricordare che guanti o una maglietta oversize possono aiutare a coprire la mano del bimbo.

 

Un altro trucco è quello di provare a ridurre sempre più le dimensioni del ciuccio, ma alcuni bambini rispondono meglio alla cessazione immediata dell’abitudine. Rammentando che per alcuni bimbi si tratta di un oggetto di conforto, una strategia utile può essere quindi provare a sostituirlo con altro, come un peluche o una coperta. Importante, in ogni caso, è non deviare dalla strada messa in campo, facendo in modo che il piccolo ricrei l’abitudine. Questo passaggio va programmato in un momento in cui il bambino non è investito da cambiamenti significativi come, ad esempio, il suo ingresso all’asilo o un trasloco.

 

E’ meglio andare per gradi al posto che “sostituire” il ciuccio con abitudini che, alla lunga, si rivelano ben più dannose: come l’esposizione a tablet e cellulari che sono stati definiti, da chi ha fotografato la tendenza, una sorta di “nuovo ciuccio” dei più piccoli.

 

In parallelo con la progressiva rinuncia al ciuccio, è auspicabile insegnare ai bimbi, sin da piccolissimi, le buone abitudini quotidiane legate alla salute orale. I dati che emergono da un’indagine pubblicata sullo European Journal of Paediatric Dentistry parlano chiaro: il 6% dei bambini ha denti cariati già a 2-3 anni e la percentuale aumenta andando avanti con l’età, arrivando al 15% tra i bimbi di 5 o 6 anni. Ma il problema non esclude i piccolissimi: tra i 0 e i 24 mesi, ad averle sono il 3% dei bimbi.

 

Questa cornice informativa può essere utile per i genitori quando si imbatteranno, come è naturale che accada, in qualche piccola crisi dei bimbi durante il percorso di rinuncia al ciuccio. La consapevolezza che, intorno ai 3 anni di età, i rischi superano di gran lunga i benefici di questo “rito” sarà di aiuto nel mantenere la barra dritta.