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Staminali del sangue, progressi nella ricerca sui trapianti

Gli esiti di un'indagine dell'Iowa State University potrebbero migliorare la prognosi di pazienti con leucemia, linfoma e anemia

29/01/2024
Crediti ISTOCKPHOTO - Staminali nel sangue, scoperta la chiave per la loro produzione

Chi oggi ha bisogno di una trasfusione di sangue e deve sottoporsi a un trapianto di midollo, oltre a dover subire interventi invasivi e dolorosi, corre alcuni rischi, per esempio nel caso in cui il suo sistema immunitario rigetti le cellule trasfuse o trapiantate. La ricerca scientifica, però, è impegnata a studiare una soluzione in alternativa a quanto è attualmente in uso. Alcuni studiosi, in California, stanno cercando di capire come poter fare a evitare ai pazienti determinate operazioni attraverso le potenzialità delle cellule staminali nel sangue. Il tutto potrebbe avvenire grazie alla presenza di un sensore microbico al loro interno che aiuta a identificare e a combattere le infezioni batteriche. È quanto è stato scoperto da alcuni ricercatori della Iowa State University guidati da Raquel Espin Palazon, esperta di genetica, sviluppo e biologia cellulare, un lavoro a cui ha dato risalto la rivista Nature Communications.

 

Le cellule staminali

Solitamente nell’attuale medicina si ricorre all’uso delle cellule staminali laddove possa essere necessario procedere alla sostituzione o alla riparazione di tessuti cellulari o di organi danneggiati o comunque problematici. Le staminali funzionano in modo particolare: infatti, dividendosi, generano delle cellule-figlie che possono auto-rinnovarsi o si differenziano dando origine a diversi altri tipi cellulari. Le cellule staminali emopoietiche svolgono un ruolo chiave nella produzione delle cellule del sangue attraverso il processo dell’emopoiesi, per l’appunto, e si trovano nel midollo osseo (al momento della nascita, anche nel cordone ombelicale). Se sono stimolate ad hoc, queste cellule possono trasferirsi nel sangue e prelevate se deve essere fatto un trapianto.

 

Il recettore chiave

Il team guidato dalla Espin Palazon ha individuato un elemento fondamentale proprio ai fini della produzione di cellule staminali del sangue: il recettore immunitario Nod1, cioè una speciale proteina che fa sì che le cellule delle difese immunitarie rilevino una presenza batterica. È anche l’elemento fondamentale che, in fase di sviluppo embrionale, porta le piccole molecole organiche presenti sulle pareti dei vasi sanguigni a trasformarsi in staminali. “Sappiamo che le cellule staminali del sangue hanno origine dalle cellule endoteliali, ma i fattori che fanno in modo che la cellula si trasformi e cambi identità rimanevano sconosciuti”, ha detto la ricercatrice. “Non sapevamo che il recettore Nod1 fosse necessario e nemmeno che fosse necessario in tempi stretti, prima ancora che si formino le cellule staminali del sangue”.

 

Cure future

Dunque, in base agli studi effettuati dai collaboratori della genetista, il recettore Nod1 risulta un prerequisito fondamentale affinché possano essere generate e si sviluppino delle cellule staminali del sangue. Aver compreso questo punto rappresenta un passo avanti fondamentale per gli scienziati che sperano di dare vita a un sistema in grado di produrre cellule staminali del sangue a partire da campioni umani. Arrivando a capire meglio il funzionamento e le tempistiche del processo, potrebbero aprirsi nuove prospettive per i pazienti affetti da malattie del sangue. Anziché sottoporsi a un trapianto di midollo osseo e a una trasfusione di cellule staminali del sangue, i soggetti interessati potrebbero essere curati con cellule staminali originate all’interno del loro stesso corpo. “Ciò eliminerebbe il difficile compito di trovare donatori compatibili per il trapianto e le complicazioni che si verificano dopo averlo ricevuto. In questo modo si potrebbe migliorare la vita di molte persone affette da leucemia, linfoma e anemia”, ha sottolineato la genetista coordinatrice dello studio.