Con il sostegno di:

Rallentare la miopia, oggi si può

È in forte aumento tra bambini e giovanissimi. Collirio e lenti speciali per fermare la progressione. Distacco di retina, i sintomi da non sottovalutare: macchie fluttuanti, lampi di luce, ombre scure

23/01/2024 - di Franca Ferri

C’è una “relazione pericolosa” fra la miopia e il distacco di retina, una delle cause più frequenti di perdita della vista. «I miopi hanno il bulbo oculare “a palla da rugby”, più lungo della norma: ciò fa sì che gli oggetti distanti non vengano messi a fuoco esattamente sulla retina – spiega Stanislao Rizzo, direttore del dipartimento di oculistica del Policlinico A. Gemelli IRCCS e Ordinario di oculistica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, e presidente di Floretina ICOOR –. L’allungamento del bulbo oculare è dovuto in parte a cause genetiche e in parte, prevalente, all’eccessiva visione da vicino, che costringe l’occhio a spostare la messa a fuoco». Questa condizione, spesso sottovalutata, può portare ad alterazioni gravi come il distacco di retina, ma anche all’aumento del rischio di glaucoma e maculopatie.

 

Eppure, mai come oggi, nei casi che non dipendono da ereditarietà, è possibile prevenirla o rallentarne l’evoluzione per evitare pericolose conseguenze. «In aumento esponenziale tra bambini e giovani, la miopia, a differenza che in passato, insorge ormai intorno ai 10 anni anziché a 13-15 e si stabilizza a 30 anni e non più a 18 – aggiunge Rizzo -. Per prevenirla è dunque necessario ridurre l’uso eccessivo di tablet e smartphone, più dannosi della tv, e trascorrere un paio di ore al giorno all’aria aperta».

 

Se in passato le uniche armi per la miopia erano le lenti correttive e l’intervento di chirurgia refrattiva di rimodellamento della cornea, adesso ci sono rimedi che permettono di rallentarne la progressione: «Tra i più efficaci, un collirio a base di atropina estremamente diluita, che agisce su alcuni recettori dei tessuti dell’occhio. Sebbene il meccanismo esatto dell’atropina nel controllo della miopia non sia noto, si ritiene che l’atropina agisca direttamente o indirettamente sulla retina o sulla parete oculare, contrastando quindi la crescita dell’occhio. Da qualche anno, poi – aggiunge l’esperto – sono arrivate delle lenti a defocalizzazione periferica, cioè una messa a fuoco perfetta al centro, come le lenti tradizionali, e l’inserimento nella parte esterna di una serie di microlenti di circa 1 millimetro che hanno un fuoco spostato in avanti. In questo modo creano meno stimolo e meno allungamento del bulbo oculare, con un’efficacia del 50% nel rallentamento della velocità di progressione della miopia».

 

La miopia, specialmente se elevata e quindi superiore a 6/8 diottrie, indebolisce l’occhio e fa salire il rischio di distacco retinico, che nel nostro Paese si stima riguardi 50mila casi l’anno. Il 30% della popolazione globale è costretto già oggi a portare gli occhiali per vedere da lontano, ma le previsioni Oms stimano che entro il 2050 si arriverà al 50%. Occorre prevenire la miopia e soprattutto far sì che le persone con questo difetto della vista si sottopongano a controlli regolari e siano informate dei sintomi del distacco di retina a cui prestare attenzione, così da rivolgersi subito allo specialista.

 

Distacco di retina

Il distacco di retina si ha quando uno strato di questo tessuto si solleva da quello sottostante, che fornisce nutrimento e ossigeno alle cellule retiniche: queste in breve tempo iniziano a morire, comportando una grave perdita di capacità visiva.

 

La retina non ha recettori per il dolore, ma subito prima del distacco retinico si hanno sintomi evidenti fra cui, come spiega Francesco Faraldi, Direttore della Divisione di Oculistica dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano – Umberto I di Torino: «le miodesopsie, ovvero corpi fluttuanti come macchie, punti neri, ‘mosche’ che offuscano la visione. Si possono poi avere lampi di luce improvvisi nella zona periferica del campo visivo o la visione di un’ombra scura. In questi casi è fondamentale rivolgersi prima possibile a un’oculista; è inoltre opportuno che chi è miope, per valutare lo stato di salute della propria retina, si sottoponga annualmente a una visita di controllo. Questo vale fin da giovanissimi: il distacco di retina non è appannaggio esclusivo degli adulti e fino al 6% dei casi riguarda la popolazione pediatrica con meno di 12 anni», conclude Faraldi.

 

Terapia genica

Per il trattamento di alcune patologie retiniche rare, la terapia genica è la più avanzata, e si va affermando sempre di più. «È ormai consolidata e approvata – afferma il professor Stanislao Rizzo – la terapia genica per una forma di distrofia retinica ereditaria, l’Amaurosi congenita di Leber (LCA), mentre sono in corso trial clinici per altre varianti di retinite pigmentosa, la sindrome di Usher, e la malattia di Stargardt. Sono patologie per cui si è riuscito a individuare un gene “difettoso” specifico che impedisce a determinate cellule retiniche di funzionare correttamente, causando problemi alla vista che possono peggiorare nel tempo. Con la terapia genica, questi geni “difettosi” vengono sostituiti con copie sane, che vanno così a correggere l’errore che ha scatenato la malattia, potenzialmente per tutta la vita».

 

La terapia genica potrà presto essere utilizzata anche contro alcune gravi patologie oculari e non solo per correggere malattie ereditarie: «È allo studio anche una terapia genica per il trattamento della maculopatia senile umida, per la retinopatia diabetica e altre malattie retiniche croniche. In questi casi non si tratta di sostituire un gene malato né di correggere un difetto, ma di modificare il genoma delle cellule retiniche inducendole a produrre sostanze anti VEGF, che agiscono come i stessi farmaci che finora abbiamo iniettato dall’esterno».