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Lupus, spegnere l’infiammazione con una nuova terapia

La ricerca condotta all'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano: "Speriamo si intraprenda presto l'iter necessario allo sviluppo di un farmaco specifico anche per altre malattie autoimmuni"

05/04/2024

Spegnere in modo permanente l’infiammazione nel Lupus – malattia cronica autoimmune – attraverso una nuova terapia a base di cellule CAR-Treg. E’ in questa direzione che guarda la ricerca condotta dai ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano su modelli murini. “La terapia ideale per le malattie autoimmuni dovrebbe mirare a correggere la risposta immunitaria errata – spiega la coordinatrice dello studio Chiara Bonini, responsabile dell’Unità di Ematologia Sperimentale e Ordinario di Ematologia all’Università Vita-Salute San Raffaele – senza compromettere in modo eccessivo la capacità difensiva del corpo e da qui è nata l’intuizione di utilizzare i CAR-Treg. I CAR-T convenzionali, infatti, non sono in grado di distinguere i linfociti B responsabili dell’infiammazione da tutti gli altri linfociti, mentre i CAR-Treg riescono ad operare una selezione mirata spegnendo semplicemente le cellule iperattive senza provocarne la morte”.

 

Il lavoro, appena pubblicato su Nature Communications, ha testato per la prima volta i CAR-Treg su modelli murini umanizzati di malattia di LES, dimostrandone l’efficacia nell’esercitare un effetto immunosoppressivo direttamente negli organi linfoidi, ovvero il luogo in cui avviene la presentazione dell’antigene e la generazione degli anticorpi responsabili dell’infiammazione nella patologia autoimmune.  In seguito all’infusione dei CAR-Treg è stato dunque possibile osservare la risposta di ciascun organo dapprima compromesso a causa della malattia, come spiega Matteo Doglio, medico ricercatore presso l’Unità di Ematologia Sperimentale: “per esempio, i polmoni dei modelli murini lupoidi presentavano una reazione infiammatoria caratterizzata da lesioni di tipo granulomatoso, in seguito al trattamento non solo l’infiammazione si è ridotta del 60%, ma la struttura polmonare risulta preservata”.

 

Si tratterebbe di una possibile terapia per le malattie autoimmuni e non solo. “Tutti i reagenti che sono stati utilizzati nello studio sono già compatibili con la clinica – conclude Bonini-. Speriamo che la nostra ricerca intraprenda presto l’iter necessario allo sviluppo di un farmaco specifico anche per altre malattie autoimmuni, non solo per il Lupus”.