Benessere

L’insonnia aumenta il rischio di declino cognitivo in vecchiaia

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Le persone di mezza età che soffrono di insonnia rischiano di sviluppare problemi cognitivi quando invecchiano. A rivelarlo è uno studio finlandese pubblicato di recente sul Journal of Aging and Health, che ha documentato come la mancanza di riposo durante la notte abbia un qualche tipo di legame con il deterioramento del cervello in età avanzata. Un lavoro importante che ceca di rispondere a una domanda su cui la scienza si interroga da tempo: cosa succede a distanza di anni se dormiamo poco?

Sonno e funzioni cognitive

L’indagine, a cura di un team di ricercatori dell’Università di Helsinki, ha coinvolto 3748 persone sopra i 50 anni, le cui funzioni cerebrali sono state monitorate dal 2000 al 2017. Partendo dalla tesi ormai consolidata che dormire poco incida sulla salute fisica e mentale, gli esperti hanno voluto esaminare gli effetti del poco sonno sul lungo periodo, un aspetto su cui la letteratura scientifica offre ancora scarse risposte. Le informazioni sulle abitudini notturne e sulle abilità cognitive sono state raccolte con dei test auto valutativi, per poi essere analizzate tenendo conto di una serie di altri fattori connessi al declino mentale, come ipertensione, colesterolo alto, obesità, diabete, depressione e basso livello di attività fisica.

Cosa succede in età avanzata

“I nostri risultati hanno dimostrato che i sintomi dell’insonnia in età lavorativa possono aumentare il rischio di declino cognitivo in età pensionabile”, si legge nel documento. I disturbi riguardano calo della memoria, deficit di concentrazione e una riduzione della capacità di apprendimento. I problemi tendono ad attenuarsi nei soggetti inizialmente insonni che grazie ad alcuni accorgimenti sono riusciti nel tempo a migliorare la qualità del proprio riposo. I rischi di deterioramento cognitivo risultano invece molto più bassi nei soggetti che hanno da sempre un sonno abbastanza regolare.

Riposare bene per prevenire l’Alzheimer?

Lo studio non approfondisce le ragioni di questo legame e in mancanza di ulteriori dati è al momento impossibile dire con certezza se tra i fenomeni ci sia un nesso di causalità. Tuttavia i ricercatori ritengono che quanto osservato suggerisca l’opportunità di ulteriori approfondimenti: riconoscere e trattare in modo tempestivo i sintomi dell’insonnia potrebbe aiutarci a prevenire i problemi di salute del cervello in età avanzata, tra cui le forme di demenza come la malattia di Alzheimer.

Alcuni consigli per dormire meglio

A margine, gli autori sottolineano che esistono diversi accorgimenti da mettere in pratica per provare a migliorare la qualità del sonno. Tra questi, rispettare il ritmo del sonno seguendo orari regolari; adeguare la temperatura e l’illuminazione della stanza in cui si dorme; tenere sotto controllo l’alimentazione e in particolare il consumo di alcolici.

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