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L’influenza australiana si fa sentire. Ecco come difendersi

I sintomi classici sono rialzi di temperatura oltre i 38°, stanchezza e dolori articolari, tosse, naso che cola

18/12/2022 - di Maurizio Maria Fossati

Una gran brutta bestia l’influenza di quest’anno: forte e aggressiva: secondo le stime, nell’arco dell’inverno costringerà a letto circa dieci milioni di italiani. Difendiamoci quindi con la vaccinazione antinfluenzale e poi adottando le norme di protezione che ben conosciamo per averle applicate contro la pandemia Covid: uso della mascherina e distanziamento nei luoghi affollati, frequenti lavaggi delle mani.

 

Insomma, vietato abbassare la guardia, tenendo conto che il virus influenzale solitamente si trasmette attraverso le goccioline di saliva emesse dalle persone infette con colpi di tosse e starnuti, ma anche durante una semplicemente chiacchierata. E poi ci sono i contatti con le mani, che possono toccare oggetti contaminati.

 

Se poi, nonostante le precauzioni ci si ammala, la soluzione migliore è sempre quella di stare a letto e a riposo al caldo per qualche giorno. «Il virus influenzale che circola oggi in Italia – spiega Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’IRCCS Ospedale Galeazzi di Milano – ha causato in Australia lo scorso agosto la stagione influenzale peggiore degli ultimi 5 anni. Adesso, da noi la diffusione è in fase di crescita e il freddo spinge sull’acceleratore. La variante di quest’anno è molto temibile. E probabilmente, il picco dei contagi lo raggiungeremo nelle festività natalizie. Quindi, per trascorre un Natale sereno dobbiamo impegnarci soprattutto a proteggere gli individui fragili».

 

Ma come riconoscere l’influenza? «Da sempre sappiamo che è fondamentalmente la concomitanza di tre i sintomi per farne diagnosi: l’insorgenza brusca di febbre oltre i 38 °C, una sensazione di ossa rotte, stanchezza, dolori articolari, e un sintomo respiratorio, come tosse o naso chiuso o che cola. Ma oggi, in effetti, questi sintomi caratterizzano anche il Covid 19. Quindi nell’indecisione, solo un tampone potrà darci il verdetto definitivo».

 

Comunque, se la vaccinazione antinfluenzale è opportuna per tutti, sottolinea il virologo, diventa fortemente raccomandata ai soggetti più a rischio: malati cronici e tutte le persone over 60, poiché l’avanzare dell’età è di per sé un fattore di maggior suscettibilità alle infezioni. Ma non solo. Le variazioni continue delle caratteristiche dei virus influenzali (proteine di superficie) rendono necessario il vaccinarsi ogni anno per proteggersi costantemente dalle nuove minacce.

 

Ma se ci si ammala? L’approccio alle cure è sempre lo stesso: automedicazione responsabile con farmaci da banco (paracetamolo e simili) per attenuare i sintomi senza però azzerarli, in modo da poter valutare come vanno le cose. Se la situazione non migliora nell’arco di due giorni, è bene rivolgersi al medico.

 

E i bambini? Vanno protetti più dei grandi. Pensate che se ogni anno i virus influenzali colpiscono il 5-15% della popolazione adulta, l’incidenza nei bambini malati sale al 20-30%. Ecco quindi che emerge chiara l’esigenza di proteggerli preventivamente con la vaccinazione per proteggere anche i conviventi fragili dal contagio. Il messaggio dei pediatri impegnati in prima linea sul territorio nazionale è chiaro: «Vaccinate tutti i vostri figli dai 6 mesi ai 18 anni, la vaccinazione è gratuita e i vaccini sono disponibili in tutti i nostri ambulatori».

 

Il vaccino antinfluenzale per bambini ha due differenti vie di somministrazione a seconda della fascia di età: un’iniezione intramuscolare per i più piccoli (da 6 mesi a 2 anni) e uno spray nasale – quindi senza aghi, né punture – per bambini con età superiore a 2 anni. In ogni caso, per i soggetti che ricevono il vaccino per la prima volta sono necessarie 2 dosi a distanza di almeno 4 settimane. Il vaccino spray nasale è contenuto in una sorta di siringa monouso senza ago. Il pediatra inserisce la punta del somministratore appena all’imbocco del naso, e preme lo stantuffo che permette di spruzzare poche gocce di vaccino prima in una narice e poi nell’altra. E il gioco è fatto.