Benessere

La giusta dose di sport per il cuore

di
Roberto Baldi
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Cuore e sport sono complementari l’uno all’altro. Il paternoster del salutista, soprattutto se anziano, dovrebbe aggiungere “dacci oggi il nostro sport quotidiano” a salvaguardia soprattutto del sistema cardiovascolare. L’apparato ne risente positivamente per un miglioramento del metabolismo, che si riflette anzitutto su colesterolo e trigliceridi; per un’ossigenazione maggiore dei tessuti adeguatamente vascolarizzati grazie all’aumento della gittata sistolica e della stessa massa circolante; per un controllo migliore della pressione arteriosa e del ritmo cardiaco parallelamente all’aumento di capacità vitale e della ventilazione polmonare massima.

 

Uno studio arcinoto dell’università di Harvard, prodotto nella maggioranza dei testi di cardiologia sportiva, eseguito su 17.000 soggetti seguiti per 34 anni, ha dimostrato che la curva di rischio cardiovascolare diminuisce con l’aumentare dell’esercizio fisico fino ad avere un minimo con 6-8 ore settimanali. A identiche conclusioni un’altra ricerca, del Seven Countries Study su soggetti adulti: chi pratica una costante e intensa attività sportiva da almeno dieci anni ha un indice di rischio cardiovascolare uguale ai due terzi di chi la pratica moderatamente e a un terzo rispetto a un sedentario. Un’attività motoria regolare può indurre a modificare positivamente forma, struttura e capacità funzionali dell’apparato cardiocircolatorio, come dimostrato da uno studio Massachusetts General Hospital (Università di Harvard), dopo avere osservato per tre mesi, il cuore di persone anziane impegnate sistematicamente nell’esercizio fisico all’aperto o al chiuso.

 

Concetti tutti validati anche dal recente congresso di cardiogeriatria svoltosi recentemente a Roma, dove è stato ribadito che l’attività fisica previene la maggior parte delle malattie cardiovascolari, cronico-degenerative e permette anche una miglior conservazione dell’efficienza generale, garantendo così di vivere più a lungo in forma e in piena autonomia. Chi pratica con regolarità un’attività fisica di intensità moderata per 2,5/5ore a settimana o vigorosa per 1.15/2.5 ore a settimana o un’equivalente combinazione di entrambe, è stato confermato, ottiene una riduzione della mortalità cardiovascolare e della mortalità per tutte le cause dell’ordine del 20-30% rispetto ai soggetti che conducono una vita più sedentaria. È uno i punti fermi emersi al Congresso di Cardiogeriatria, giunto alla XV edizione.

 

“Il movimento – hanno spiegato il prof. Palleschi, direttore dell’unità operativa di geriatria dell’Azienda ospedaliera San Giovanni-Addolorata e Francesco Vetta direttore unità operativa complessa di cardiologia e aritmologia – non solo previene la maggior parte delle malattie cardiovascolari e cronico-degenerative (anche la demenza di Alzheimer, definita per la sua altissima prevalenza la vera epidemia del terzo millennio), ma permette una miglior conservazione dell’efficienza fisica, garantendo così di vivere a lungo in forma e in piena autonomia”. Certo, ci sono regole da seguire perché l’attività motoria non abbia a diventare un sorpasso in curva, anziché un presupposto di benefici psico-fisici, ma restano i criteri fondamentali ribaditi nel recente congresso di cardiogeriatria, durante il quale si è fatto riferimento anche alla pandemia COVID che presenta nuove e gravi sfide che minacciano di compromettere i progressi verso una cultura della mobilità.

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