Benessere

I figli imparano a parlare stimolati dalla voce dei genitori

di
Alessandro Malpelo
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I bambini piccoli imparano a parlare in maniera sempre più raffinata ascoltando il tono della voce dei genitori, assimilando la musicalità del fraseggio. I principi alla base di questo imprinting sono gli stessi che portano i bambini più fortunati a sviluppare un talento musicale e una naturale inclinazione poliglotta ovvero una maggiore confidenza a esprimersi in più lingue straniere. Per lo stesso motivo si raccomanda agli adulti di dedicare attenzioni ai bambini attraverso la buona pratica di leggere libri a voce alta.

 

  • Vita intrauterina
  • Allattamento
  • Crescita
  • Scuola dell’obbligo

 

Gestazione

Le tappe fondamentali nell’apprendimento del linguaggio sono note, ad esempio sappiamo già che nelle ultime settimane di vita intrauterina si stabilisce una simbiosi fonetica con la madre anche attraverso la respirazione, le contrazioni del muscolo diaframma, le frequenze della voce. Contano pure i suoni dell’ambiente circostante, l’imprinting uditivo, e le voci di prossimità, cioè quando altre persone che si rivolgono alla gestante. La sacca uterina, per certi versi, funziona come cassa armonica.

 

Prima infanzia

Uno studio scientifico ci aiuta a comprendere cosa succede nei primi mesi di vita del lattante, quando di pari passo con l’affinarsi del senso dell’udito iniziano a formarsi nella mente le prime sillabe, le intonazioni, e con le prime poppate si sviluppa l’anatomia del cavo orale. Labbra, lingua e palato si rafforzano e iniziano a coordinarsi con faringe e laringe. L’evoluzione del linguaggio parlato appare legato a filo doppio con la crescita, le aree temporali della corteccia ricevono uno stimolo incessante, che spinge a formare le prime parole di senso compiuto.

 

Linguistica

La capacità linguistica di saper distinguere le relazioni grammaticali si delinea nel bambino già a nove mesi, bambino che è in grado di percepire la melodia del linguaggio, interpretandola in chiave semantica. Questa la conclusione di uno studio dell’Istituto di Neuroscienze dell’Università di Barcellona, in collaborazione con Anna Martinez Alvarez e Judit Gervain, condotto con l’Università di Padova, e il Cnrs di Parigi. Attraverso lo studio del comportamento nell’infanzia effettuato in modalità multiassiale, mediante videoregistrazioni, monitorando i tracciati cerebrali, i potenziali evocati e la diagnostica per immagini, i ricercatori hanno scoperto che quando le parole vengono pronunciate con una tonalità più marcata, quella che in dizione si definisce appoggiatura, i bambini attribuiscono a questa sottolineatura un significato preminente.

 

Gli autori affermano di aver esaminato la sensibilità di bambini di 9 mesi nei confronti delle cosiddette dipendenze non adiacenti, laddove il soggetto e il verbo sono separati da altre parole, usando una lingua inventata. Per misurare le risposte è stata impiegata la spettroscopia nel vicino infrarosso (Nirs), in modo da ricavare una immagine metabolica delle aree cerebrali sollecitate.

 

Intonazione

Con un linguaggio monotono, senza alcuna modulazione dell’intonazione, il cervello dei piccoli dimostra un livello ridotto di apprendimento, ma quando la frase viene riproposta con appoggiature, fraseggi, pause e un accenno di melodia, le immagini metaboliche della spettroscopia, analizzando le variazioni nella concentrazione di ossigeno nel sangue circolante, svelano la crescente attenzione del bimbo nei confronti dei contenuti della conversazione. Questi risultati gettano una luce tutta particolare sulla comprensione del ruolo della prosodia (accenti, ritmo, pronuncia d’insieme) nell’acquisizione del linguaggio, e mostrano l’impatto esercitato dai cambiamenti di intonazione nei bambini molto piccoli.

 

Pannelli fonoassorbenti

Nei primi anni di scuola possono verificarsi anche situazioni del tutto controproducenti, ad esempio i rumori molesti possono rivelarsi diseducativi, le disarmonie e le sollecitazioni sgradite all’apparato uditivo fanno compiere passi indietro a livello neuropsicologico. Le classi impacchettate in aule sovraffollate, chiassose, indisciplinate, costruite senza adeguati criteri di acustica, rendono più difficile la comprensione, e il rendimento degli allievi ne risente, a tutte le età (scuole dell’infanzia, primarie e secondarie). La ricerca Bric Inail 2019 Id 14 ha analizzato gli effetti subliminali da esposizione al rumore molesto durante la didattica. I risultati sono stati illustrati in occasione di un seminario organizzato dall’Ordine degli ingegneri e dall’Università di Firenze, Scuola di specializzazione in Medicina del lavoro. Nella normativa italiana sulla sicurezza e l’igiene negli spazi condivisi, dedicati alle attività didattiche, così come in quelle occupazionali, si possono ravvisare lacune da colmare.

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