Bastano pochi secondi per perdere un numero considerevole di interazioni genitore-figlio
Non è raro vedere i genitori ricorrere a dispositivi elettronici, come smartphone o tablet, per distrarre o tranquillizzare i propri figli, ma questa potrebbe non essere la soluzione più adeguata per il benessere dei più piccoli. A evidenziarlo è uno studio condotto dalla dottoressa Mary Brushe del Telethon Kids Institute: risulta infatti che tanto più i bambini in età prescolare trascorrono il loro tempo davanti ad uno schermo tanto meno apprendono il linguaggio degli adulti. Tutto nasce, in sostanza, dal livello di attenzione che i più piccoli manifestano nei confronti delle parole pronunciate nell’ambiente dove vivono e dal minore coinvolgimento nelle conversazioni con mamma e papà.
L’analisi ha preso in considerazione un campione di 220 famiglie australiane per una durata di due anni e mezzo ed è stata pubblicata sul Journal of the American Medical Association Pediatrics. Gli studiosi hanno messo in luce il rapporto inversamente proporzionale tra le ore trascorse online e il numero e la qualità delle interazioni e dei discorsi tra genitori e figli. Utilizzando dispositivi quali gli smartphone è stato possibile monitorare gli scambi tra gli adulti e i loro bambini di età compresa tra i 12 e i 36 mesi e, in parallelo, la quantità di rumore elettronico proveniente dagli schermi.
Secondo Brushe, questa scoperta “supporta l’idea della cosiddetta tecnoinferenza come problema reale per le famiglie”, ovvero che “il tempo d’esposizione dei bambini allo schermo sta interferendo con le opportunità di parlare e interagire nel loro ambiente domestico”.
Il problema resterebbe anche per tempi brevi di esposizione. In appena 60 secondi, secondo la ricercatrice, si generano “sette parole in meno degli adulti, cinque vocalizzazioni in meno dei bambini e una interazione in meno a due”.
La dottoressa Brushe ha inoltre messo in evidenza come i bambini appartenenti a famiglie che rispettano le attuali raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul tempo trascorso davanti allo schermo (un’ora al giorno per i bambini di 36 mesi) potrebbero di conseguenza perdersi fino a 397 parole degli adulti, 294 vocalizzazioni e 68 interazioni a due ogni giorno.
La ricerca ha evidenziato come l’utilizzo degli schermi non sia necessariamente sempre qualcosa di negativo, adottando alcune semplici strategie. Gli adulti “potrebbero optare per la visione interattiva condivisa come modo per ridurre gli effetti del tempo passato davanti ad uno schermo, o impegnarsi nella conversazione quando uno schermo è acceso”. Se possibile, una volta spento il dispositivo, si potrebbero dunque coinvolgere i bambini in interazioni creative e discussioni su quello a cui hanno appena assistito, per arricchire ulteriormente il loro bagaglio culturale e, soprattutto, linguistico.