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Diabete, flora intestinale mitiga la resistenza all’insulina

Probiotici potrebbero rallentare la malattia. Con la glicemia fuori controllo raddoppia il rischio malattie del cuore

04/09/2023

La scoperta che la composizione del microbiota, flora intestinale, può cambiare gli assetti, mitigare o influenzare la resistenza all’insulina, e mantenere una tipica impronta dopo l’insorgenza del diabete di tipo 2, offre interessanti prospettive ai ricercatori. Modulare le popolazioni di batteri nell’intestino potrebbe rappresentare una strategia efficace nella prevenzione. Tuttavia, come sottolineato dagli esperti, ulteriori studi sono necessari per confermare questi risultati e sviluppare approcci basati sui probiotici.

Uno studio recente condotto dall’Istituto Riken in Giappone, pubblicato sulla rivista Nature, ha indagato il legame tra microbiota intestinale e resistenza all’insulina. La ricerca ha coinvolto persone che si sottoponevano a controlli clinici annuali. I risultati hanno rivelato che una maggiore resistenza all’insulina era associata a un eccesso di carboidrati nel lume intestinale. Inoltre, è stato osservato che le persone che sviluppano resistenza all’insulina presentano una preponderanza di batteri della famiglia delle Lachnospiraceae nel microbiota intestinale. Diversamente, i partecipanti con livelli più bassi di resistenza all’insulina avevano una prevalenza di batteri del tipo Bacteroidales.

Il team ha poi condotto degli esperimenti su modelli animali per valutare l’efficacia dei batteri appartenenti al genere Bacteroidales nel ridurre i livelli di zucchero nel sangue e la resistenza all’insulina. Si è visto che la somministrazione di batteri, in particolare il batterio Alistipes indistinctus, ha effettivamente ridotto i livelli di zucchero nel sangue e la resistenza all’insulina nelle sperimentazioni.

I risultati dei test di laboratorio dovranno essere confermati attraverso studi clinici sull’uomo prima di poter raccomandare l’utilizzo di probiotici o integratori contenenti il batterio Alistipes indistinctus come trattamento per la resistenza all’insulina. Avanti di questo passo, le scoperte potrebbero aprire la strada a nuove applicazioni in tema di prevenzione e rallentamento del diabete, già oggi del resto disponiamo di molecole, dispositivi e vaste conoscenze in materia.

Prevenzione cardiovascolare

I pazienti con diabete sono a rischio di sviluppare malattie cardiovascolari in misura da due o quattro volte superiore rispetto al resto della popolazione e un algoritmo disponibile in una app, SCORE2-Diabetes, calcola il rischio nell’arco di dieci anni. È una delle indicazioni emerso dal congresso della Società Europea di Cardiologia ESC, ad Amsterdam, dove sono state presentate le nuove linee guida per le malattie cardiovascolari nelle persone con diabete.

Massimo Federici, professore di medicina interna presso l’Università di Roma Tor Vergata, ha ricordato che il diabete di tipo 2 è un fattore di rischio per malattie coronariche, insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale, ictus, malattie delle arterie aortiche e periferiche, nonché per la malattia renale cronica che può peggiorare la funzione cardiaca.

Le raccomandazioni presentate durante il congresso prevedono la somministrazione degli inibitori SGLT2 e/o degli antagonisti del recettore GLP-1 per ridurre significativamente il rischio di infarto e ictus in tutti i pazienti con diabete e malattia cardiovascolare. In particolare, la terapia con inibitori di SGLT2 è stata associata a una riduzione delle probabilità di ricovero e morte per insufficienza cardiaca.

Angelo Avogaro, presidente della Società Italiana di Diabetologia (Sid) ha sottolineato da parte sua l’importanza strategica delle nuove linee guida nel dialogo tra specialisti. Secondo le stime, il 25-40% dei pazienti con malattie cardiovascolari ha un diabete trascurato non diagnosticato, quindi è importante valutare il rischio cardiovascolare negli individui con diabete al fine di individuare quelli a rischio più elevato e attivare immediatamente i provvedimenti del caso.