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Di tutto a tavola? Sì, ma con misura

L’alimentazione ’flexitariana’ prevede molta frutta e verdura, e in piccola parte uova, latticini e carni bianche

16/04/2023 - di Gloria Ciabattoni

Cambiano i menù degli italiani, che sono sempre più attenti al benessere dell’organismo ma anche dell’ambiente. Lo rivela un’analisi di Gfk sulle abitudini alimentari dei nostri connazionali, secondo la quale sono in aumento le persone che integrano le proteine animali con quelle vegetali, convinte che questa scelta giovi alla salute. Verdure, frutta, uova, pizza battono la bistecca nel carrello della spesa. Dati questi che confermano un trend in atto da anni: dal 1995 a oggi, gli italiani che seguono la dieta mediterranea sono cresciuti dal 52 per cento al 61 per cento. Ed ecco quindi che ora si parla di dieta ‘flexitariana’, che prevede una maggiore assunzione di frutta, verdura, cereali integrali e legumi, questi ultimi molto utili per avere ogni giorno una giusta quantità e qualità di
proteine, anche facendo a meno della carne. Nella ricerca, gli esperti indicano come l’alternare le proteine vegetali con quelle animali nell’ordine del 3 per cento dell’energia complessiva comporterebbe una diminuzione della mortalità per tutte le cause del 10 per cento. A ciò si aggiunge che il 74,7 per cento degli italiani afferma di prendere in considerazione la sostenibilità ambientale effettuando propri acquisti (la media mondiale è del 55 per cento). Quindi essere flexitariani giova alla salute e al Pianeta.

 

È una dieta flessibile, infatti il termine flexitariano deriva dalle parole “Flexible” e “Vegetarian” ed è cominciato ad affacciarsi in Italia nel 2017, in seguito al successo negli Usa del libro “The Flexitarian Diet: The Mostly Vegetarian Way to Lose Weight, Be Healthier, Prevent Desease, and Add Years to your Life” di Dawn Jackon Blatner, nutrizionista. Si tratta, più che di una dieta, di un regime alimentare che privilegia il benessere e le scelte salutistiche, la qualità degli alimenti, la loro provenienza e sostenibilità, ma senza restrizioni penalizzanti, perché il cibo deve essere sì salute ma anche piacere. Su cosa si basa? Sul consumo di frutta e verdura fresche crude o cotte (40 per cento del fabbisogno settimanale), di cereali soprattutto integrali (20 per cento del frabbisogno settimanale), di legumi – anche la soia e i suoi derivati, come tofu e tempeh,- indispensabili per l’apporto delle proteine. Sono importanti anche i semi oleosi tostati, come quelli di zucca, di lino, di sesami e di girasole, preziosi perché ricchi di omega 3 e omega 6. Un 10 per cento del consumo settimanale è riservato sia a uova e latticini (possiamo anche consumare latte di riso o di soia), che
a carne (pollo, maiale, bovino, ecc), e pesce. Poca pasta e carboidrati. A piacere, ma in piccole dosi, sono permessi i comfort food, ovvero gratificazioni come cioccolato, insaccati, vino (poco), dolciumi. Questo perché una dieta troppo penalizzante può indurci a lasciarla perdere velocemente.

 

La scelta, a ben guardare, è varia, ad esempio circa la frutta si può spaziare da quella fresca a quella secca in guscio o essiccata o disidratata, che può essere un gustoso snack rompi-digiuno. Da evitare i cibi industriali, quelli elaborati, gli spuntini ricchi di salse e grassi, e il “cibo spazzatura”. I vantaggi per la salute? Privilegiando gli alimenti vegetariani, riduce i problemi cardiovascolari, quelli legati al diabete e quelli dovuti all’eccessivo consumo di carni come ad esempio alcuni tipi di tumore. In concreto, la dieta flexitariana prevede 5 pasti da gestire come meglio si preferisce: colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena. Ma non esiste un vero e proprio menu da rispettare, né un apporto calorico prestabilito. Permessi l’olio di oliva o di semi, da consumare con molta parsimonia il burro.