Con il sostegno di:

Colon irritabile, fastidio da non trascurare

Il dolore può essere un campanello di allarme rispetto a una malattia infiammatoria intestinale o un’alterazione del sistema immunitario

21/05/2023 - di Roberto Baldi

La voce della coscienza e dell’onore è debole quando l’intestino urla, scriveva il filosofo francese Denis Diderot. Anche la filosofia si arrendeva ai capricci dell’intestino che è talvolta ostinato e irragionevole. Quando comincia il “dolorino qui” solitamente al basso ventre, determinato da abusi alimentari e talvolta da predisposizione individuale ivi compresa l’ereditarietà, suona il campanello di allarme delle malattie infiammatorie intestinali, che vanno dal colon irritabile, alla colite spastica, alla malattia di Chron, alla rettocolite ulcerosa e via di seguito. Siamo nel campo gastroenterico, dove si registrano patologie ad andamento cronico/ricorrente, che si presentano con periodi di riacutizzazione alternati a fasi di remissione.

 

Da mettere in conto quelle con causa sconosciuta, che secondo i più recenti studi sarebbe determinata da alterazione del sistema immunitario con sintomatologia che nel Chron, ad esempio, si caratterizza con dolore addominale, diarrea (con o senza sangue), febbricola (<38°C, soprattutto pomeridiana o serale), dimagrimento importante e anemia. Nella rettocolite ulcerosa: dolore addominale, sangue nelle feci, diarrea, febbricola minore di 38°C, soprattutto pomeridiana o serale anemia. Un capitolo a sé è quello del colon irritabile, che interessa ben l’11% della popolazione mondiale ed è più diffuso tra le donne rispetto agli uomini, con un’elevata presenza tra i giovani adulti. Fra i sintomi: meteorismo, nausea o borborigmi e sintomi non addominali come mal di testa, palpitazioni, stanchezza, difficoltà a rimanere concentrati.

 

Le cause? Un terzo delle persone che soffrono di intestino irritabile, ha un parente di primo grado affetto dalla stessa sindrome a cui concorrono modelli alimentari poveri di fibre e ricchi di grassi saturi, che provocano un aumento della permeabilità intestinale con conseguente stato di infiammazione cronica. Da non trascurare nemmeno la componente psicosomatica, atteso che i soggetti più impegnati sul piano psichico e lavorativo incorrono maggiormente in questa sindrome. La diagnosi si fa essenzialmente attraverso la colonscopia con relative biopsie.

 

Nelle forme più complicate è utile una diagnosi conclusiva e possibilmente precoce attraverso risonanza magnetica dell’addome, accompagnata da un’ecografia delle anse intestinali. Nei casi di coinvolgimento dell’intestino tenue, può essere utile utilizzare un’enteroscopia con videocapsula. Le terapie vanno dai prodotti ansiolitici minori a impiego di sostanze complesse quali mesalazina, budesonide, cortisone sistemico, azatioprina/mercaptopurina fino al ricorso chirurgico, ma sempre su suggerimento specialistico.