Benessere

Carenza di sonno, per recuperare non basta una settimana di riposo

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Se non dormiamo abbastanza, funzioniamo male. Che sia a causa di una forma di insonnia, o di stress, iper lavoro o cattive abitudini, il deficit di sonno ha varie ricadute sulla salute: affaticamento, calo della memoria e della concentrazione, irritabilità e può anche favorire l’insorgere di patologie fisiche gravi. E se ci siamo privati del giusto riposo notturno per giorni e giorni, non basta rimanere a letto undici ore la domenica per recuperare: perché il cervello torni a operare a pieno regime non è sufficiente nemmeno una settimana filata di sonno regolare. La ha verificato un piccolo studio dell’Università Jagellonica di Cracovia, limitato nel campione ma comunque in grado di fornire nuove informazioni sul processo di recupero di chi soffre di una mancanza di sonno cronica.

 

Dieci giorni di debito di sonno

 

L’esperimento ha coinvolto 23 giovani adulti (dieci dei quali sono poi stati esclusi in corsa) con un’età media intorno ai 21 anni. Dopo un periodo di controllo, per dieci giorni consecutivi hanno dormito il 30% in meno rispetto alle loro ore di sonno abituali: ad esempio, chi ne faceva otto a notte doveva fissare la sveglia dopo cinque ore e spicci. Dopodiché per i sette giorni seguenti sono tornati a riposare senza restrizioni. I partecipanti erano dotati di sensori indossabili in modo da monitorare il loro ritmo sonno-veglia e ogni giorno si sottoponevano a una serie di questionari, test ed esami medici per valutare l’attività cerebrale e i tempi di reazione e la precisione in risposta agli stimoli; per il resto, hanno condotto la loro normale vita quotidiana.

 

Non bastano sette giorni per recuperare

 

Nel corso dei dieci giorni di riposo ridotto, tutte le prestazioni e le funzioni cognitive sono andate progressivamente peggiorando sempre di più. Dopo i sette giorni di recupero e riposo abbondante, solo i tempi di reazione erano tornati alla normalità, mentre gran parte delle capacità mentali risultavano ancora rallentate rispetto ai livelli precedenti al periodo di privazione di sonno.

 

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PLOS ONE.

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