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Burnout nelle professioni sanitarie, carichi di lavoro pesanti e scarsi riconoscimenti

ISTUD Sanità e Salute ha realizzato una ricerca indipendente raccogliendo le voci ed i punti di vista di 176 professionisti sanitari

12/04/2024
Crediti ISTOCKPHOTO

Il rischio di burnout nelle professioni sanitarie, definito come sentirsi stanchi, emotivamente esausti e incapaci di far fronte alle richieste di lavoro, è strettamente correlato al basso riconoscimento del merito, ai carichi di lavoro eccessivi e alla scarsità di risorse. Questo emerge dai risultati della ricerca ‘La vita nelle organizzazioni sanitarie’ promossa da Istud Salute. “Il test del burn out di Maslach del 1981 fa vedere quanta strada hanno fatto i professionisti sanitari diventando empatici e compassionevoli senza fatica, e facendo di questo, un punto di forza, non più di debolezza. L’attitudine dei partecipanti ci fa capire quanto, una volta abbracciata la volontà di professare la cura, questa diventi parte identitaria della persona. È dal paziente che si trae il senso della professione di cura: l’allarme, invece, deve scattare nel management che, nella percezione dei suoi collaboratori, è distante e poco riconoscente. Ed è un peccato a fronte di tanta motivazione e competenza”, commenta Maria Giulia Marini, Direttore Scientifico dell’Area Sanità e Salute di ISTUD.

 

Lo studio, indipendente da Associazioni e Ordini, ha coinvolto 176 professionisti sanitari, di cui il 44,4% medici, il 43,3% infermieri e il restante 12,3% fra psicologi, fisioterapisti e altre figure sanitarie. Le risposte sono state raccolte tra dicembre 2023 e gennaio 2024, provenienti principalmente dalle regioni settentrionali (65,9%), seguite da quelle centrali (19,1%) e meridionali (15,8%), con un’età media di 52 anni. Il 73,9% delle risposte è stato fornito da donne e il 25,5% da uomini.

 

La ricerca ha evidenziato che il rischio di burnout è minimo nella relazione tra professionisti sanitari e pazienti, ma aumenta a livello organizzativo a causa dei carichi di lavoro e delle risorse limitate, oltre alla mancanza di riconoscimento da parte del management. Attraverso un invito narrativo alle parole “Mi sento…”, “Penso…”, “Voglio…”, e “Con i pazienti…”, sono emerse varie testimonianze. Nel “Mi sento…”, il 43% delle risposte rifletteva disagio, mentre il 21% manifestava un completo agio. Nel “Penso…”, il disagio si attestava al 36%, con il 12% di agio totale. Nel “Voglio…”, il disagio era del 10%, con il 9% di agio completo. Ne emergono narrazioni combattute, estremizzate tra Amore (per la professione) e Morte (voglio lasciare il lavoro), con una marcata polarizzazione.

 

Inoltre, il test, ha rivelato che la depersonalizzazione è bassa, mentre l’esaurimento emotivo è spesso causato dal sistema organizzativo. La mancanza di gratitudine da parte del management e uno stipendio inadeguato risultano essere la principale fonte di frustrazione per i professionisti della sanità.