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La psicologia del cibo, una via per relazionarci con chi amiamo

I ricercatori hanno messo a punto un indice per misurare il nostro rapporto profondo con l'alimentazione

16/03/2023

Il cibo non è quasi mai soltanto mero strumento finalizzato al nostro sostentamento. Il rito della nutrizione, infatti, porta con sé un bagaglio di significati “altri”: dal piacere della convivialità alla cura di sé stessi mediante scelte alimentari salubri. I risvolti psicologici connessi all’alimentazione, è noto, sono importanti: le abitudini a tavola del singolo, o di un nucleo familiare, infatti, suggeriscono molto sulla sua personalità e sul suo stato mentale. Inoltre, con l’evolvere della società e i relativi cambiamenti culturali, si assiste ad una differente percezione del rito.

 

Il cibo per quasi un italiano su due è una via per relazionarsi con i propri cari: lo rivela un’indagine di EngageMinds HUB, il Centro di ricerca dell’Università Cattolica di Cremona diretto da Guendalina Graffigna; per oltre un italiano su cinque, invece, è un mezzo per mantenersi in salute. I ricercatori hanno messo a punto e validato un indice (Psychological Food Involvement Scale, o PFIS) per misurare il nostro rapporto profondo con il cibo. La scala mostra che è proprio questo rapporto a influenzare, nel bene e nel male, le nostre scelte alimentari. “Il ruolo del cibo nella vita delle persone è cambiato radicalmente negli ultimi anni – sottolineano Graffigna e Greta Castellini che ha condotto lo studio pubblicato sulla rivista Food Quality and Preference. In particolare, il cibo non è considerato solo una fonte di sostentamento, ma sta diventando sempre più simbolico e legato a valori soggettivi. Il nostro è uno strumento obiettivo per esplorare qualitativamente i significati personali che i consumatori attribuiscono al cibo” e comprendere anche le motivazioni spesso inespresse che stanno dietro ad alcune scelte alimentari. Per testare la loro scala le esperte hanno coinvolto 512 individui sottoponendoli a questionari sul cibo. “I risultati preliminari – spiega Graffigna – hanno mostrato che circa il 16% del campione ha un forte coinvolgimento verso l’alimentazione. In particolare, per il 45% il cibo rappresenta un mezzo attraverso il quale rafforzare il legame affettivo con le persone care, mentre per il 40% grazie all’alimentazione si può raggiungere una condizione di benessere psico-fisico”.

 

Inoltre le persone che totalizzano punteggi elevati su questa nuova scala tendono a seguire una dieta salubre che le porta a fare scelte alimentari più sane. La PFIS spiega alcune tendenze alimentari di crescente successo, come, il consumo di bevande vegetali e di latte senza lattosio: sempre più consumatori le scelgono non per un reale bisogno fisico di evitare il lattosio e più in generale il latte vaccino, ma in risposta a un’influenza sociale, e quindi al desiderio di affermazione, dimostrando che tale scelta è spesso una “moda”. L’uso della scala in futuro potrebbe spiegare quali sono i motivi psicologici profondi che ci guidano nel momento in cui facciamo spesa nella scelta dei cibi da portare a tavola, al di là del valore nutrizionale dei singoli alimenti.