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L’orienteering e l’arte di arrangiarsi contro il declino cognitivo

Prove di sopravvivenza, con bussola e mappe, antidoti all'invecchiamento cerebrale

28/01/2023

Secondo una ricerca della McMaster University (Canada) l’orienteering, sport che richiede preparazione atletica ma anche capacità di orientamento e ottima memoria, può essere utile per prevenire o contrastare il declino cognitivo e quindi la demenza senile.

 

Sollecitazioni

Pubblicato sulla rivista scientifica PLoS ONE, lo studio ha preso in esame 158 adulti sani, uomini e donne, di età compresa tra i 18 e gli 87 anni e con diversi gradi di esperienza di orienteering (nessuna, intermedia, avanzata ed élite). Chi aveva pratica dell’orienteering ha dimostrato una migliore abilità nel muoversi nello spazio e ha anche dimostrato di possedere una maggiore memoria rispetto a chi non si era mai cimentato con questa disciplina.

 

In particolare, secondo i ricercatori il principale merito dell’orienteering sta nello stimolare quelle parti del cervello che i nostri antenati utilizzavano per la caccia e la raccolta e che la vita moderna ci porta invece a non sfruttare più per intero. Una condizione che i ricercatori definiscono da “usarlo o perderlo“.

 

Mente e corpo

Le gare di orienteering prevedono di orientarsi in un territorio sconosciuto nel più breve tempo possibile e solo con l’aiuto di una mappa e una bussola, individuando una serie di punti di controllo da raggiungere di corsa. Una sfida che richiede una perfetta combinazione tra corpo e mente per prendere decisioni immediate proprio quando si è nel pieno dello sforzo, con rapide interconnessioni tra parti del cervello che elaborano le informazioni spaziali in modi diversi.

 

“Considerate le qualità fisiche e cognitive richieste, l’orienteering è quindi una disciplina che ha tutto il potenziale per assicurare un maggiore allenamento cerebrale rispetto al grado di attenzione richiesta dal solo esercizio fisico”, osserva l’autrice principale Emma Waddington, laureata presso il Dipartimento di Chinesiologia, che ha progettato lo studio ed è allenatrice e membro della squadra canadese di orienteering.

 

Pratica quotidiana

I ricercatori suggeriscono due semplici modi per introdurre l’orienteering nella vita quotidiana: spegnere il navigatore e usare una “vecchia” cartina stradale quando si viaggia in auto come a piedi e, per gli sportivi, continuare a mettersi alla prova dal punto di vista dello spazio adottando il più possibile nuovi percorsi per camminare, correre o andare in bicicletta.

 

Chi invece voglia provare a cimentarsi davvero con questa disciplina, trova tutte le informazioni utili sul sito della Federazione italiana sport orientamento (Fiso).