Giovedì 25 Aprile 2024

Tumore al pancreas: nuova cura con la radioterapia interna al San Camillo di Roma

Utilizzata per la prima volta in Italia, la tecnica innovativa serve a rendere operabile un cancro inoperabile. Il primo caso che fa sperare su un paziente 65enne

Tumore al pancreas, uno dei Big Killer dell'oncologia

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Roma, 17 maggio 2023 - l carcinoma del pancreas è il quarto per incidenza ed è l'unico che non ha mostrato nel tempo una riduzione nei tassi di mortalità, tanto negli uomini quanto nelle donne. In Italia nel 2020 sono state stimate circa 14.300 nuove diagnosi e 12.400 vittime. Nella maggior parte dei casi questo tumore ha un'evoluzione asintomatica e si presenta alla diagnosi in fase già avanzata. Ogni passo della ricerca e dell'innovazione tecnologica è quindi fondamentale, come quello fatto al San Camillo di Roma dove è stata recentemente utilizzata una tecnica innovativa di radioterapia interna che rende operabile un cancro al pancreas altrimenti inoperabile. Si tratta di un importante passo che pone il San Camillo in primo piano a livello europeo nell'ambito della ricerca e dell'innovazione tecnologica per la cura del carcinoma pancreatico.

La nuova cura su un 65enne

La metodica è debuttata all'ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, si tratta del "primo impianto in Italia di OncoSil", un "dispositivo mirato a ridurre il volume di un tumore del pancreas localmente avanzato" che non poteva essere trattato chirurgicamente, spiegano dalla struttura. L'intervento, effettuato per via endoscopica su un paziente 65enne, risale all'11 maggio. "Ieri la prima visita di controllo, che ha confermato il successo dell'impianto, senza alcun effetto avverso - sottolineano i sanitari - e l'ottima reazione del paziente" che sarà ripreso in carico "per le successive rivalutazioni" e "per un successivo eventuale approccio chirurgico, in un percorso aziendale multidisciplinare già tracciato". La tecnica - illustra il San Camillo in una nota - utilizza una procedura di brachiterapia, un tipo di radioterapia in cui una sorgente di radiazioni è collocata direttamente all'interno del corpo del paziente.

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Il dispositivo OncoSil

Il dispositivo per brachiterapia OncoSil rappresenta una innovazione nell'ambito del trattamento del tumore del pancreas poiché consente il posizionamento mirato e permanente per via endoscopica intra-tumorale di un "contenitore" di microparticelle di Fosforo-32, un radioisotopo capace di emettere particelle altamente curative nel breve raggio in cui viene depositato. Il trattamento è minimamente invasivo, ed è indirizzato ai casi di carcinoma pancreatico localmente avanzato, ritenuti alla diagnosi inoperabili, per ricondurli alla possibilità di un intervento chirurgico radicale. Il primo trial di utilizzo del dispositivo terapeutico OncoSil a livello mondiale risale al 2017 e ha dimostrato che il 33% dei pazienti trattati sono tornati ad essere operabili, la resezione chirurgica del tumore e' stata eseguita in 1 paziente su 4 coinvolti nello studio, il rischio di morte in questi pazienti si è ridotto del 20%. "Il caso presentava notevoli difficoltà, tali da renderlo candidabile ad un utilizzo a scopo formativo e rafforzare le esperienze sui prossimi impianti in altri Centri Europei - spiega il dottor Guido Ventroni, direttore UOC Medicina Nucleare e responsabile clinico per l'azienda San Camillo-Forlanini del trial internazionale -. Il paziente ha reagito benissimo all'intervento, tanto da rendere possibile la sua dimissione già il giorno successivo".

Studio europeo tra Roma, Verona e Milano

L'intervento è stato eseguito nell'ambito dello studio europeo 'Osprey', che in Italia coinvolge anche il Policlinico Gemelli di Roma, l'Istituto del pancreas di Verona e l'Istituto nazionale tumori di Milano. E' il risultato di un anno di lavoro di squadra che ha coinvolto le unità di Medicina nucleare, Gastroenterologia, Oncologia, Chirurgia dei trapianti e Chirurgia generale e Fisica sanitaria del San Camillo-Forlanini.

"La ricerca, l'innovazione e il coraggio dei professionisti - dichiara il direttore generale dell'azienda ospedaliera, Narciso Mostarda - possono far fare un salto di qualità alle cure, anche e soprattutto quando si tratta di patologie complesse o molto complesse, come quelle oncologiche, in questo caso uno dei tumori più aggressivi che conosciamo. C'è davvero bisogno di sperimentazione, della possibilità di costruire nuove vie per aggredire il tumore stesso. Il contributo di ognuno dei professionisti coinvolti è stato fondamentale per raggiungere questo traguardo".