Sabato 27 Luglio 2024
MATTEO
Politica

Una rivoluzione (artificiale) da governare

Chomsky, Kissinger e Mattarella mettono in guardia sull'intelligenza artificiale: una rivoluzione che richiede un "Nuovo Umanesimo" per governarla e far prevalere il bene comune.

Massi

Il 2023 è stato l’anno di tante cose, ma soprattutto dell’intelligenza artificiale. Che cosa c’entrano, rigorosamente in sequenza, Noam Chomsky, Henry Kissinger e Sergio Mattarella? Figli della cultura del Novecento – del secolo breve che ha subìto un’accelerazione tanto da racchiudere due guerre mondiali, la guerra fredda e la sua inevitabile fine – nell’anno che ci siamo lasciati alle spalle, con toni tutt’altro che apocalittici, ci hanno messo in guardia sull’intelligenza artificiale. Tema complesso, ma non per questo riducibile solo a una questione tecnologica o a un’irreversibile marcia verso il futuro. Chomsky e Kissinger, nella prima parte dell’anno, a distanza, sulla carta stampata (il filosofo-linguista sul New York Times, il politico sul Wall Street Journal) hanno messo in evidenza un passaggio cruciale: la conoscenza umana, cui ambisce l’intelligenza artificiale, è differente dalla comprensione umana che una macchina per quanto intelligente difficilmente riuscirà ad avere. In questa forbice ci sono i limiti, le potenzialità e i rischi dell’Ia.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel giro di undici giorni (20 e 31 dicembre), si è soffermato in due occasioni sull’intelligenza artificiale. In entrambe ha evidenziato le opportunità, ma anche i rischi. Negli auguri alle alte cariche dello Stato ha parlato di "tornante della Storia" e nel messaggio dell’ultimo dell’anno di "svolta epocale del Terzo Millennio" e di "tema sottovalutato" e di come sia necessario far prevalere "il bene comune" rispetto "all’interesse di parte" o di profitto. Nessuno dei tre paventa scenari apocalittici, ma ragiona invece su come governare questa rivoluzione. E per la quale scomodare il termine "Nuovo Umanesimo" non è fuori luogo. Uno sguardo lucido sul futuro di chi sa quanto il passato conti per capire il presente e quello che verrà dopo.