Referendum 2020, vince il Sì. Come hanno votato le grandi città

Si passa da 945 a 600 eletti. Di Maio: "Risultato storico". Zingaretti: "Pd per il cambiamento, ora le riforme". Molinari (Lega): "Ora si sciolgano le Camere"

Elezioni 2020, il presidente Sergio Mattarella alle urne (Ansa)

Elezioni 2020, il presidente Sergio Mattarella alle urne (Ansa)

Roma, 21 settembre 2020 - I risultati del referendum 2020 sul taglio dei parlamentari sono i primi ad arrivare, in questo election day. E fin da subito si capisce l'aria che tira: ha vinto il Sì. I dubbi si sciolgono ben prima dei risultati dello spoglio: gli italiani - al 69,64 %  - confermano la riforma costituzionale, e approvano quindi la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 e quella dei senatori da 315 a 200. Si passerà quindi dagli attuali 945 parlamentari ai futuri 600. Una 'sforbiciata' degli eletti complessivi pari al 36,5%.

Terminato lo spoglio dei voti per il referendum 2020 (qui i dati sull'affluenza), nei seggi si è continuato con quello delle elezioni regionali (al voto Toscana, Veneto, Marche, Liguria, Campania, Puglia e Valle d'Aosta). Ricordiamo che alle urne per il referendum costituzionale erano chiamati al voto 46.415.806 elettori, in un totale di 61.622 sezioni.

Lo spoglio, i voti reali

I Sì al 69,64%, i No al 30,36%: sono i risultati definitivi del referendum sul taglio dei parlamentari, secondo i dati diffusi dal Viminale.

Le grandi città

Vittoria del sì anche nelle grandi città, ma con differenze anche di 20 punti tra il dato più alto e quello più basso. Analizzando il voto nelle dodici aree metropolitane più significative del Paese, si vedono i Sì prevalere soprattutto a Napoli con il 74,4% e a Catania con il 73,7%. Sopra quota settanta si situano anche Bari con il 71,5% e Palermo con il 71,3%. A metà classifica, ma sotto la media nazionale, ecco Venezia con il 62,8% Genova con il 61,7% Torino con il 60,7% e Roma con il 60,1%. Si scende addirittura sotto quota sessanta a Bologna con il 57,2% a Milano con il 56,5% fino ai dati 'minimi' di Firenze con il 55,5% e di Cagliari con il 55,1%.

Le reazioni politiche 

A questo punto i riflettori si sono spostati dai numeri ai leader politici, a partire da quelli del 5 stelle, che sul taglio dei parlamentari hanno puntato moltissimo.

Di Maio: "Risultato storico"

"Quello raggiunto oggi è un risultato storico - esulta su Facebook Luigi Di Maio -  Torniamo ad avere un Parlamento normale, con 345 poltrone e privilegi in meno. È la politica che dà un segnale ai cittadini. Senza il MoVimento 5 Stelle tutto questo non sarebbe mai successo. Sono orgoglioso come cittadino italiano. Erano 20 anni che l'Italia non raggiungeva un risultato simile". E ancora: "Quello del referendum è un risultato che porta l'Italia a guadagnare credibilità internazionale, in uno dei momenti più difficili della sua storia. Oggi l'Italia ha dato prova della sua maturità". Infine: "Qualcuno voleva il No per colpire anche il governo, ma è stato un boomerang". E il capo politico dei 5 stelle Vito Crimi incalza: "Abbiamo superato la maggioranza", il risultato "è entusiasmante e ci dice di continuare su questa strada" ascoltando la voce dei "cittadini".

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Zingaretti: "Pd di cambiamento"

Il leader del Pd Nicola Zingaretti aspetta le 17,30 per intervenire."Il Pd si conferma come il partito del cambiamento, ora si apre la stagione delle riforme", dice. "Con la vittoria del Sì - continua - si apre una stagione di riforme e faremo in modo che questa stagione vada avanti spedita nelle prossime settimane. Ma il Pd farà di tutto per rappresentare quelle preoccupazioni che hanno portato cittadini e cittadine a votare No", ha aggiunto. Prima di lui il tesoriere Walter Verini commenta: "Credo che il risultato del referendum, dopo le prime proiezioni, ci autorizzi a dire che il cammino delle riforme potrà essere rafforzato e velocizzato". E ancora: "Noi come Pd abbiamo dato un contributo decisivo a questo sì, un sì di cambiamento, l'esatto contrario al sì populista. Dentro al No c'erano anche delle ragioni che la direzione e il partito aveva compreso e fatte proprie", ha aggiunto. Nel partito plurale c'è spazio per il 'dissidente' dem Matteo Orfini, che rivendica: "Un terzo del Paese ha coraggiosamente detto no a una riforma populista e antipolitica. Solo un mese fa nessuno avrebbe scommesso su questo risultato, con questa affluenza. Certo, resta una sconfitta. Ma una di quelle su cui si può costruire. Sono orgoglioso di aver fatto questa battaglia insieme a voi".

​Molinari (Lega): "Sciogliamo le camere"

La linea la traccia il presidente dei deputati del Carroccio Riccardo Molinari via Twitter: "Ora la logica conseguenza sarebbe che si sciogliessero le Camere per sperimentare finalmente l'efficienza conquistata con la riforma. Anche perché - aggiunge - sarebbe strano avere un Parlamento non in linea con la Costituzione nella sua composizione e ancora più strano pensare che un Parlamento sfiduciato dai cittadini possa scegliere il prossimo Presidente della Repubblica". Anche Edoardo Rixi sottolinea: "Il dato che appare chiaro è che l'attuale parlamento non può votare il presidente della Repubblica". E ricorda: "La riforma prevede che ci siano 600 parlamentari, non gli attuali 945, un collegio di voti decisamente diverso". Anche nella Lega - nonostante Matteo Salvini fino all'ultimo ha confermato il suo Sì - c'è chi ha votato No.  Gian Marco Centinaio spiega: "Io speravo di vincere, in tanti ci avevamo creduto. Va detto che però il referendum o si vince o si perde, noi abbiamo perso, tanti dirigenti della Lega erano per il no".

Gelmini: "Non è la vittoria di Di Maio"

Per Forza Italia interviene Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati: "La vittoria del sì, per la dimensione in cui si sta profilando e per la partecipazione che si è registrata, non è certamente la vittoria di Di Maio o del Movimento 5 Stelle - scrive in una nota - In Parlamento, pur rilevando moltissime criticità, un largo schieramento di forze ha approvato la riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari". 

Il risultato dalle regioni

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Emilia Romagna, referendum: affluenza al 55,37%

 

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Il quesito

"Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari', approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?". Questo era il quesito del referendum confermativo del 20-21 settembre

In Parlamento

Cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, la riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari è stata votata in Aula n modo differente a seconda delle maggioranze al governo. Il via libera finale è giunto alla Camera nell'ottobre 2019, poco dopo l'insediamento del governo Conte-bis. In quell'occasione il Pd, che si era sempre espresso contro la riforma nelle precedenti votazioni, ha cambiato la sua posizione votando sì. L'ok è arrivato quindi con una maggioranza ampia e trasversale:  553 voti favorevoli, solo 14 contrari e 2 astenuti. Tutti i partiti, sia della nuova maggioranza appena formatasi, sia del centrodestra, passato all'opposizione, si sono espressi a favore. Tra i 14 contrari i deputati del gruppo Misto (13) e 1 deputato di Forza Italia. Un astenuto nel Partito Democratico.

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