Venerdì 3 Maggio 2024

Scurati e il monologo sul 25 Aprile cancellato dalla Rai, la ricercatrice: "Storia piegata ad arte. E così i nostri ragazzi ignorano il passato"

Ponzani (Tor Vergata): la premier Meloni riconosca il ruolo della Resistenza. "Italia intrappolata nella caricatura di un derby tra fascisti e comunisti"

Roma, 21 aprile 2024 – “Il filone polemico che da tempo accompagna il 25 aprile è una sconfitta per tutto il Paese, ma soprattutto per la destra di governo ancora alle prese con un uso politico della storia". Per Michela Ponzani, 46 anni, docente di storia contemporanea a Tor Vergata, ricercatrice internazionale e conduttrice del canale Rai Storia, la mancata messa in onda sulla Rai del monologo di Antonio Scurati sul centenario dell’assassino di Giacomo Matteotti e sulle responsabilità anche fasciste nelle stragi del 1944-’45 è in continuità "con la rimozione dei fatti e con l’incapacità di riconoscerli con una memoria collettiva".

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Michela Ponzani, 46 anni, storica e saggista
Michela Ponzani, 46 anni, storica e saggista

Lei ha partecipato alla ricerca internazionale di Sorbona e Normale di Parigi-Cachan sulla costruzione delle memorie pubbliche di guerra e della resistenza in Europa. L’Italia resta il caso più spinoso?

"Purtroppo sì. Anche la Germania ha fatto molta fatica a emendarsi dal passato. A lungo la generazione adulta della Seconda guerra mondiale ha provato a giustificare gli orrori della Wehrmacht, addossando la responsabilità delle stragi alle SS o alla crudezza del contesto. Solo quando i figli hanno inchiodato i genitori alla realtà è nato un nuovo sentimento nazionale".

L’Italia di oggi?

"Vive nella rappresentazione caricaturale di un derby tra fascisti e comunisti, quando alla Resistenza parteciparono invece uomini e donne di ogni tendenza politica e sociale. E alla disobbedienza ai tedeschi si unirono anche decine di migliaia di militari italiani internati in Germania dopo l’8 settembre. I fatti sono chiari, non vanno travisati".

Perché siamo ancora fermi?

"Ci sono varie ragioni. Il tentativo mai sopito e poi esplicito di mettere sullo stesso piano vincitori e vinti. La difficoltà di tenere vivo il ricordo delle stragi nazifasciste in assenza di rapide sentenze dei tribunali (a parte il caso delle Fosse Ardeatine, a giudizio già nel ’48). La volontà dei vinti di riscrivere la storia senza fare i conti col passato".

E così la memoria resta ostaggio di antagonismi e tribunali.

"Le riaperture dei processi per gli eccidi del 1944-’45 arrivano solo negli anni Novanta, quando uno strisciante revisionismo già permea il Paese. Tra l’altro parliamo di un’Italia stordita dal terrorismo, con nuove stragi di destra prima pervicacemente negate e poi diventate tormentoni processuali. Il risultato è un paio di generazioni inconsapevoli: giovani che dell’omicidio Matteotti o della strage di Civitella in Val di Chiana – alla cui commemorazione parteciperò con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – non sanno proprio nulla. È avvilente".

Cosa dovrebbe fare Giorgia Meloni?

"Pubblicare sui propri social il monologo di Scurati è un’abile mossa politica. Ma servirà a ben poco, se non sarà accompagnata da un autentico ribaltamento del quadro valoriale".

Come?

"Condividendo le lezioni della storia senza omissioni. Riconoscendo che la Resistenza fu anzitutto moto patriottico e di coraggio. Parlando al proprio mondo con linguaggio di verità".

Ad esempio?

"Falso che il Movimento sociale italiano abbia traghettato il fascismo nella democrazia. È invece l’Italia repubblicana nata dal 25 aprile ad aver accolto i vinti della guerra senza pesi né vincoli, vedi amnistia voluta da Togliatti. Difatti gli eredi della tradizione politica sconfitta nel ’45 oggi governano il Paese. Chi, se non la leader di una destra asseritamente “moderna“, dovrebbe celebrare una così straordinaria lezione di democrazia?".

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