Mastella e Berlusconi: "Silvio è come Maradona. Idolo anche se non gioca"

L’ex ministro di Berlusconi: “In Forza Italia non ci sono suoi eredi. Continuerà a dare indicazioni e a sussurrare consigli a chi gestisce il partito"

Clemente Mastella, 74 anni, sindaco di Benevento dal 20 giugno 2016

Clemente Mastella, 74 anni, sindaco di Benevento dal 20 giugno 2016

Clemente Mastella (oggi sindaco di Benevento), siamo davanti a un momento di passaggio nella storia politica italiana. Chi potrebbe essere l’erede politico del Cavaliere alla guida di Forza Italia?

"Lo dico con grande sincerità: nessuno. Perché Berlusconi è unico, in venticinque, trent’anni ha rivoluzionato la vita politica italiana e il suo partito, Forza Italia, è intimamente legato alla sua vicenda umana. Sicuramente, senza un Silvio Berlusconi saldo sulla plancia di comando del partito ci sarà qualcuno, nell’immediato, che lo gestirà, ma nessuno avrà mai la caratura di Berlusconi. Insomma, non è come in Francia che quando è finita l’era De Gaulle è arrivato, sia pure anni dopo, Chirac. Ecco, qui non c’è nessun Chirac".

Forza Italia è forse destinata a una disgregazione facendo confluire i suoi rappresentanti all’interno di altri partiti di area?

"Berlusconi non ha eredi, è stato rivoluzionario nel bene e nel meno bene. Il partito Forza Italia è Berlusconi. Per un periodo, penso che Forza Italia andrà avanti da sola, ma le ultime elezioni, con quell’ 8% raccolto, sono solo il risultato di una discesa in campo di Berlusconi: senza di lui anche quella percentuale semplicemente non c’è. Lui sarà sempre un totem che calamita attenzioni, voti e molte altre cose".

È un unicum irripetibile?

"È come Maradona, anche quando non giocava più era sempre Maradona, darà indicazioni in futuro sul partito, sussurrerà all’orecchio a chi gestisce, ma se non sarà più in grado di tenere saldamente in mano le redini del partito, allora sarà tutta una discesa. È come per le monarchie e Forza Italia è sempre stata una monarchia. Quando non c’è più il re la successione è complicata e qualche volta neppure c’è".

C’è qualcuno che potrebbe raccogliere il testimone della leadership di Berlusconi?

"Renzi e gli altri? Assolutamente no. Non hanno le capacità. Qua dipenderà dalla Meloni. O lei si scioglie in un partito conservatore italiano e diventa l’erede di fatto, trasformando tutto in una sorta di Ppe italiano, e allora sarà lei l’erede reale e politica, ma se questo non avverrà, ci sarà una terra di nessuno. Insomma, il quadro è senza dubbio in evoluzione, ma al momento non vedo nessuno che si stagli nettamente su questa area per contendere legittimamente l’eredità di Berlusconi, con una classe dirigente all’altezza".

Manca un federatore per fare una sorta di nuova Dc?

"Lui non è mai stato democristiano, anzi flirtava con Craxi, ma dai democristiani ha imparato molto. All’inizio non amava il Parlamento, ma poi si è rieducato alla vita politica ed è riuscito a creare quello che ha creato. Per tutto questo anche in questa area politica resterà un unicum".

Sicuramente lei avrà moltissimi ricordi che la legano al Cavaliere, nel bene e nel male...

"Tra di noi la tensione non c’è stata mai, c’è sempre stato grande rispetto reciproco, anche perché io sono sempre stato il tramite politico quando stava nascendo la sua televisione e c’era avversione, nel mondo politico e non solo, per questa alternativa alla Rai che era legata alla Dc e nel partito non si voleva che nascesse".

La sinistra Dc era tutta contro Berlusconi. Lei era un’eccezione.

"Io volevo consentire che ci fosse un’alternativa alla Rai, nonostante il mantenimento della centralità Rai. Il mio interlocutore principe è sempre stato Fedele Confalonieri, con cui ci sono stati anche momenti di grande affetto, altri meno cordiali, ma sempre di grande rispetto".

Poi lei e Casini avete dato vita al Ccd.

"Ricordo la prima volta che andammo ad Arcore, io Casini e D’Onofrio, mi costò 100mila lire arrivare da Linate ad Arcore e pagai io, perché gli altri due erano più tirchi di me, ma era anche il giorno in cui fermarono Paolo Berlusconi. Aspettammo ore prima di essere ricevuti, mangiando enormi Ferrero Rocher e pensavamo che l’arresto di Paolo avrebbe messo fine all’avventura di Silvio ancor prima di nascere, ma invece la cosa finì bene".

Come andò l’incontro?

"A cena si mise al piano e intonò l’inno di Forza Italia, pensavamo di avere davanti un pazzo, invece era un innovatore della politica, come poi lo è stato nel calcio e nella vita sociale italiana attraverso la tv. Lui ha capito che cosa era l’Italia, con la classe media che vedeva la tv e guardava i programmi di Berlusconi proprio come la povera gente, anche perché era gratis a differenza della Rai. Berlusconi è stato odiato dall’intellighenzia e amato dai ceti più poveri: la sua fortuna politica nasce tutta da lì".