Venerdì 13 Dicembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

La mail di un magistrato: "Meloni è pericolosa". Rimpatri, oggi il decreto

Tensione sulla frase di un procuratore di Cassazione: la premier la posta sui social. L’Anm difende la toga. Mattarella: le istituzioni devono collaborare tra di loro.

La mail di un magistrato: "Meloni è pericolosa". Rimpatri, oggi il decreto

L’arrivo a Bari dei migranti provenienti dai nuovi centri italiani in Albania

L’accordo con l’Albania resta operativo e ferve l’attività di Palazzo Chigi per redigere il decreto da varare nel Consiglio dei ministri di oggi per risolvere il nodo migranti trasferiti oltre Adriatico. La mancata convalida dei trasferimenti dei primi 12 stranieri provenienti da Egitto e Bangladesh ha infatti innescato un domino di polemiche tra governo e magistratura – compresa la pubblicazione di alcune mail sopra le righe da parte togata – e tra maggioranza e opposizione. Ma soprattutto ha mandato in stallo il "modello Albania", concertato dai premier Giorgia Meloni e Edi Rama, per il trasloco degli stranieri sotto i cieli dell’aquila bicefala: fiore all’occhiello del governo guardato con favore da molti partner europei e dal Ppe di von der Leyen e Weber.

I MIGRANTI IN ITALIA

Non è durato un giorno il primo trasferimento di stranieri al Cpr di Gjader sulla costa albanese. I 7 bengalesi e 5 egiziani già sabato mattina sono arrivati al Cara di Bari. Nonostante la mancata convalida, i legali denunciano che è stato loro impedito di contattare famigliari e avvocati come nel loro diritto di richiedenti asilo. Il nodo giuridico riguarda però le motivazioni della decisione del tribunale di Roma. Il governo ha stabilito che nei centri in Albania possano andare solo migranti che provengono da "paesi sicuri", che abbiano un ordinamento democratico e rispettino libertà e diritti civili. Sulla base di una sentenza della Corte di Giustizia Ue del 4 ottobre scorso, il tribunale di Roma non ha però convalidato il trattenimento dei migranti, in quanto Bangladesh ed Egitto non sono considerati sicuri. Questo è il nodo che obbliga in governo a intervenire.

LE POLEMICHE SU NORDIO

Il Guardasigilli Carlo Nordio ha etichettato come "abnorme" la decisione dei magistrati che "esondano" dalle loro competenze, suscitando lo sdegno dell’opposizione. Per il ministro "la sentenza della Corte Ue non è stata disapplicata da noi, ma male interpretata dai nostri giudici. La definizione di Paese sicuro non può spettare alla magistratura, è una valutazione politica pur nei parametri del diritto internazionale". Parole considerate "gravissime" da Elly Schlein. Per la segretaria Pd è un’affermazione che rende Nordio "incompatibile con il ruolo che ricopre". Replica il ministro: "Hanno il diritto di chiedere quello che credono. Loro facciano del loro peggio, che noi faremo del nostro meglio".

L’EMAIL AL VELENO

Quello che esonda davvero è lo scontro tra toghe e politica, con tanto di mail rese note a mezzo stampa. La stessa premier rilancia via social il testo della missiva di Marco Patarnello, sostituto procuratore in Cassazione e esponente di Magistratura democratica: "Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa". Al riguardo il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia osserva: "Nessun magistrato ha mai detto di voler ‘porre rimedio’ all’azione del presidente del Consiglio". Le toghe vivono "una grande preoccupazione per gli attacchi rivolti ad alcuni uffici giudiziari per aver deciso secondo legge e diritto".

I NODI DA SCIOGLIERE

Oggi il governo cercherà di porre rimedio. La strada sembra essere quella di rendere l’indicazione dei Paesi sicuri da secondaria (decreto ministeriale) a primaria (decreto legge). Ma anche rendere vincolante il parere della Commissione che decide sulle richieste di asilo per i giudici che verificano la convalida dei trattenimenti. Tra le ipotesi anche quella di rendere appellabili le ordinanze dei giudici in modo da bloccarne l’effetto. Resta soprattutto da vedere se e come il decreto legge riuscirà a risolvere il problema del rapporto con il diritto comunitario, prioritario rispetto a quello nazionale.

I RICHIAMI DEL COLLE

Il Quirinale segue la situazione. Con due premure particolari: le tensioni istituzionali – tra toghe e politica e tra maggioranza e opposizione – e i risvolti europei della vicenda. Per il capo dello Stato Sergio Mattarella ci sono momenti in cui tra e nelle istituzioni "non è possibile limitarsi ad affermare la propria visione, ma occorre saper esercitare capacità di mediazione e di sintesi". Perciò "la collaborazione, la ricerca di punti comuni, la condivisione delle scelte sono essenziali per il loro buon funzionamento e per il servizio da rendere alla comunità".