Sabato 27 Luglio 2024

Migranti, Meloni va all’Antimafia: “La criminalità organizzata fa affari con il decreto flussi”

E’ stata la premier ad annunciare l’esposto: “I flussi regolari utilizzati dalla malavita come canale per l’immigrazione illegale”. Numero abnorme di richieste in Campania: la procura di Napoli monitora da tempo. Pd: “La Commissione Antimafia convochi Meloni e il procuratore nazionale Melillo”

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio (Ansa)

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio (Ansa)

Napoli, 4 giugno 2024 – I flussi di immigrati regolari utilizzati dalla mala come canale per l’immigrazione illegale, attraverso una manipolazione delle domande di ingresso. Lo denuncia la premier Giorgia Meloni che oggi in Consiglio dei ministri ha detto di aver presentato questa mattina stessa un esposto al procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo.  “Ragionevolmente, la criminalità si è infiltrata nella gestione delle domande  – ha spiegato la presidente del Consiglio – e i 'decreti flussi' sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l'accesso in Italia, per una via formalmente legale e priva di rischi, a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro, secondo alcune fonti, fino a 15.000 euro per pratica”. 

A destare sospetti il fatto che “la stragrande maggioranza degli stranieri entrati in Italia negli ultimi anni avvalendosi del 'Decreto Flussi' proviene da un unico Stato, il Bangladesh, dove le autorità diplomatiche parlano di fenomeni di compravendita dei visti per motivi di lavoro. I bengalesi, ricordo, sono anche la prima nazionalità di immigrazione illegale nei primi cinque mesi di quest'anno, e questo presuppone un collegamento forte tra organizzazioni criminali che operano nel paese di partenza e organizzazioni criminali che operano nel paese di arrivo". 

Ma è stato anche il numero di domande a far suonare un campanello di allarme. In particolare in Campania, la cifra è abnorme rispetto alle richieste di lavoro. La procura di Napoli, guidata da Nicola Gratteri, starebbe monitorando da tempo il fenomeno. 

L’accertamento di ciò che è successo compete alla magistratura – sostiene  Meloni – mentre sta al governo “trovare le soluzioni” per fermare le infiltrazioni malavitose. Al lavoro per Palazzo Chigi c’è un “gruppo tecnico” che ha studiato il fenomeno e che ha già ipotizzato “iniziative da intraprendere, sia di ordine legislativo, sia di ordine amministrativo”.  “Ci troviamo di fronte a un meccanismo di frode e di aggiramento delle dinamiche di ingresso regolare, con la pesante interferenza del crimine organizzato, che dobbiamo fermare e correggere, esattamente come abbiamo fatto, e stiamo facendo, per il superbonus edilizio e per il reddito di cittadinanza”.

Tutto il meccanismo flussi sarà dunque rivisto, annuncia Meloni, dalla verifica delle domande di nulla osta al lavoro, al clic day, alla definizione delle quote”, eccetera, in collaborazione con le imprese e le associazioni di categoria.

Il pacchetto sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri dopo il G7. Intanto il Partito democratico chiede che la Commissione parlamentare antimafia convochi Meloni e il procuratore Melillo.  Anche il Parlamento “accenda fari, contribuisca a fare chiarezza, contrastando e colpendo illegalità e traffici illeciti – dicono in una nota congiunta la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, il capogruppo in commissione Walter Verini, la responsabile Legalità Vincenza Rando  – ma evitando nel contempo rischi di speculazioni”.

Ma cosa succederà dopo l’esposto di Meloni? L’Antimafia aprirà un fascicolo di inchiesta? “La direzione nazionale antimafia ha funzioni di impulso e coordinamento di indagini delle procure distrettuali”, apprende l’ansa da fonti della procura Antimafia.