La solitudine dei numeri primi. Perché in questa vicenda di scontro politico infinito tra centrodestra e centrosinistra, tra il governo a trazione FdI che guida a Roma e i Comuni e la Regione a maggioranza centrosinistra in Emilia-Romagna, tra gli alluvionati ancora alle prese coi rimborsi di due allagamenti (e ora inguaiati da un terzo episosdio) e gli ostacoli della burocrazia, c’è un convitato di pietra. Un uomo abituato a stare in mezzo alle tempeste, a eseguire e gestire ordini. Ma di sicuro non amante del circo politico-ideologico.
Leggi il commissario alla ricostruzione, il generale Francesco Paolo Figliuolo. Che in queste ore ha scelto la strada del silenzio, facendo parlare piuttosto numeri e atti. E i fatti. E non è entrato – non a caso – nel veleno di uno scontro istituzionale e politico senza preceedenti.
Nonostante questo, Figliuolo è stato pesantemente tirato per la divisa. A Roma è stata vissuta con stupore, ad esempio, la dichiarazione della presidente facente funzioni alla Regione Emilia-Romagna, Irene Priolo, su una telefonata privata col commissario, proprio nel pieno delle polemiche politiche sull’ennesima alluvione. "Ho sentito poco fa il commissario Figliuolo, al quale ho anche chiesto, visto che ritiene che stiamo facendo gli interventi in modo corretto, di dissociarsi dalle dichiarazioni del ministro Nello Musumeci, cosa che non so se farà", aveva detto Priolo.
E un uomo delle istituzioni come Figliuolo non è di certo intervenuto, anche perché la struttura commissariale gestisce la ricostruzione (e ha sempre dimostrato apprezzamento per il comportamento della Regione, con grande intesa con la giunta e gli stessi Bonaccini e Priolo), non la linea politica.
Figliuolo sta svolgendo l’incarico di commissario in maniera gratuita, senza percepire un euro. E la sua ‘missione’ scade a fine dicembre. Cosa accadrà dunque a fine anno? Il commissario era dato in uscita a dicembre, ma l’ennesimo disastro climatico potrebbe ribaltare la frittata. Il candidato alla presidenza dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale ha chiesto più volte che il nuovo commissario sia, a prescindere dal risultato delle elezioni del 17-18 novembre, il governatore neo-nominato. Dunque o il sindaco di Ravenna o la candidata civica del centrodestra, Elena Ugolini.
L’alluvione-tris fa pensare – anche in virtù delle recenti nomine allo Stato Maggiore della Difesa – a un possibile prolungamento della situazione attuale, ma molto dipenderà anche dall’evoluzione dei pesi politici in maggioranza a Roma.
A oggi la struttura di Figliuolo in Emilia-Romagna ha emanato già 11 ordinanze con tutte le proceedure per l’impiego dei fondi e oltre 6mila interventi su difesa idraulica, rete viaria e infrastrutture. Resta anche il nodo sul lavoro della struttura commissariale, chiamata a più riprese su temi non di competenza, come le casse di espansione o progetti strutturali, e non tanto sulla ricostruzione urgente. Resta comunque lo stato di emergenza nazionale e la solidarietà del Governo e della presidente Meloni con gli emiliano-romagnoli. Intanto de Pascale insiste che "abbiamo bisogno di un piano straordinario in Romagna di opere per aumentare la sicurezza del territorio". E questo piano "è fermo, non è ancora stato fatto". Dunque de Pascale chiama in causa i cosiddetti piani speciali da 4,5 miliardi di euro che attendono la firma del commissario e soprattutto un finanziamento statale.
va. ba.