"Per motivi di sicurezza non abbiamo potuto organizzare la maratona della Memoria. Sono liberi di manifestare coloro che alzano il braccio per il saluto romano e lo squadrismo dei centri sociali, quasi tutelati da una libertà costituzionale. È aberrante che la cittadinanza non possa correre liberamente. È un impegno di coerenza su cui chiediamo attenzione". Lo ha detto la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, alla presentazione delle iniziative del Giorno della Memoria patrocinate dalla Presidenza del Consiglio, spiegando che per l’organizzazione erano state coinvolte "due città della Calabria".
"Avevamo già organizzato la maratona, poi abbiamo capito che era troppo pericoloso, i comuni non volevano rischiare di trovarsi un delirio. Basta vedere cosa è successo a Vicenza...", ha spiegato Di Segni, a margine della conferenza stampa a Palazzo Chigi, ricordando che la corsa di 5 o 10 chilometri "è stata promossa per molti anni in diverse città, come Roma, Bologna, Torino, Livorno, Milano". L’idea quest’anno "era di farla in Calabria. Abbiamo contattato due città. Dopo il consulto con gli esperti di sicurezza e il consulto con il Comune si è deciso di rinunciare. Non è che il governo ha detto no a noi e sì a loro perché non è attento – ha raccontato ancora riferendosi alle manifestazioni citate prima –. È che il risultato della convivenza è: loro sì, e noi no. Che poi noi siamo non solo gli ebrei, ma tutta la cittadinanza, corrono anche bambini, famiglie con le carrozzine".
"In queste settimane, tra rettori, docenti, politici, personaggi istituzionali, abbiamo sentito usare parole che riguardano la Shoah, distorte, fuori contesto, ribaltate verso Israele e gli ebrei", ha aggiunto Di Segni, evitando di fare nomi ma riferendosi "al modo in cui il saluto romano dipende da contesti e circostanze, all’uso del termine genocidio nei commenti sul processo alla Corte dell’Aja". "E – ha detto – con rispetto, riguarda anche la Chiesa: abbiamo ascoltato appelli che sminuiscono il riconoscimento del 7 ottobre come atto terroristico".
Poi, un invito agli studenti palestinesi che stanno organizzando un corteo per il Giorno delle Memoria: "Lasciate Primo Levi alla nostra memoria. Abbiate la dignità di manifestare il vostro pensiero senza offendere la memoria dei sopravvissuti e cercatevi citazioni altrove". La frase usata per lanciare l’evento è presa dal libro Se questo è un uomo: "Se comprendere è impossibile conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre".