Lunedì 29 Aprile 2024

Verso le elezioni europee. Rebus maggioranze: il centrodestra favorito alle urne. Ma una coalizione stabile è difficile

L’analisi dell’Istituto Cattaneo: la crescita dei gruppi più radicali ridisegnerà gli equilibri del Parlamento Ue. I voti in Aula dell’ultima legislatura registrano la distanza di conservatori e sovranisti dal Ppe su molti temi

Roma, 13 aprile 2024 – Sin dall’avvio del “progetto europeo”, gli indirizzi che hanno segnato lo sviluppo dell’Ue sono stati assunti grazie a una intesa di fondo tra i due grandi gruppi politici di centrodestra (Ppe) e centrosinistra (Pse, poi S&D). Ma già nel 2019, popolari e socialisti sono scesi sotto la soglia del 50% dei seggi nel Parlamento europeo, data la crescita dei gruppi collocati a destra del Ppe (Ecr e Identità e Democrazia, con posizioni più radicali soprattutto su immigrazione e sovranismo) e, in misura minore, dei gruppi collocati a sinistra di S&D (Verdi e Sinistra, con posizioni più radicali soprattutto sui diritti civili e sull’ambiente).

Gli equilibri Ue: il grafico
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Ora, sulla base dei sondaggi, ci si aspetta che con le elezioni del 2024 il gruppo Ecr cresca ulteriormente, soprattutto grazie ai risultati di Fratelli d’Italia, mentre il gruppo ID potrebbe crescere, nonostante il parallelo declino della Lega, grazie all’ingresso di nuovi membri e ai successi del Rassemblement National guidato da Marine Le Pen, di Alternativa per la Germania guidato da Alice Weidel e del Partito della Libertà olandese.

Qualcuno ha evocato quindi l’ipotesi di un "cambiamento di maggioranze". Ma questo modo di porre la questione è sbagliato, in quanto nell’Ue non esiste una sola maggioranza. Quella che approva a scrutinio segreto la proposta del Consiglio europeo per la nomina della Commissione è normalmente composta dai tre gruppi politici tradizionali (Ppe, S&D, liberali di Renew Europe), più gli altri partiti rappresentati nel Consiglio europeo che contribuiscono alla nomina. Nel 2019 questo è stato il caso, ad esempio, del M5s e del PiS che esprimevano il capo del governo in Italia e Polonia.

D’altro canto, la Commissione è l’unica istituzione titolata a proporre “leggi” (regolamenti, direttive), ma non è obbligata a dimettersi se queste proposte vengono bocciate dal Parlamento o dal Consiglio. Non sono quindi necessari patti di coalizione stabili tra i gruppi che hanno inizialmente votato a favore della nomina della Commissione. Questi stessi gruppi sono del tutto liberi di approvare o respingere le proposte della Commissione, per cui si formano maggioranze con un perimetro politico variabile da una materia all’altra.

Per capire che cosa è accaduto nella legislatura che sta finendo e che cosa potrebbe capitare nella prossima, nell’ambito di una ricerca dell’Istituto Cattaneo, abbiamo esaminato le posizioni espresse da ogni singolo parlamentare europeo in oltre 18.000 votazioni effettuate dal luglio 2019 a marzo 2024. Abbiamo potuto cosi misurare la distanza tra le posizioni tenute dai vari gruppi materia per materia. Abbiamo considerato, in particolare, le distanze degli altri gruppi rispetto al Ppe, dato che quest’ultimo ha occupato un ruolo centrale che sembra destinato a mantenere anche dopo le elezioni di giugno.

Tenendo conto di quanto abbiamo accertato, su materie come cultura, istruzione, affari costituzionali e libertà civili, è molto probabile che sia Ecr sia ID tenderanno a rimanere isolati, poiché la distanza che li separa dal Ppe è notevole. In altri campi è invece plausibile che i Conservatori convergano ancora più spesso di quanto non abbiano già fatto nell’attuale legislatura verso la tradizionale “grande coalizione” S&D-RE-Ppe, con l’obiettivo di far valere i propri voti e le proprie opinioni in un rapporto più stretto con il Ppe. Si tratta di materie come esteri e sicurezza, politica economica e monetaria, commercio internazionale, regolazione del mercato interno e industria, in cui invece la distanza tra ID e Ppe sembra incolmabile (tanto più quando sarà dominato da Marine Le Pen e Alice Weidel).

Ci sono infine materie, come ambiente, agricoltura e pesca, in cui Ecr e ID potrebbero effettivamente formare un fronte comune con il Ppe, in diretto e aperto contrasto con S&D, Verdi e Sinistra, e su cui RE rischia di spaccarsi. Naturalmente, il fatto che si sviluppi una tale dinamica che porta alla polarizzazione del confronto tra i due gruppi maggiori dipenderà anche dalle posizioni che S&D e Ppe decideranno di perseguire: da quanto saranno tentati di andare al traino dei gruppi con posizioni più estreme, da una parte e dall’altra.