Roma, 28 gennaio 2025 – Di rientro dall’Arabia Saudita, dove l’Italia ha sottoscritto un accordo di partenariato strategico e una serie di intese dal valore di circa 10 miliardi di dollari (in settori che vanno dall’energia alla difesa, passando per la tutela del patrimonio archeologico), la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, analizza la missione appena compiuta ma guarda anche a quello che le aspetta al suo rientro a Roma, a partire dal caso Santanchè. “Italia e Arabia Saudita – ha detto ieri Giorgia Meloni – sono due Nazioni che hanno interesse a stringere accordi strategici in materie come l’energia, il rapporto con l’Africa, la difesa, gli investimenti” senza dimenticare il ruolo strategico svolto dal Paese di Bin Salman nello scenario medio orientale.

Sul fronte geopolitico, infatti, Meloni ha evidenziato il “ruolo chiave” giocato dall’Arabia Saudita in diversi scenari internazionali, dal Medio Oriente – dove una normalizzazione dei rapporti tra sauditi e Israele potrebbe, secondo la premier, “facilitare il percorso” verso la soluzione dei due Stati – all’Africa e al Mediterraneo allargato, dove le nazioni del Golfo “assumono una centralità strategica”. La situazione a Gaza, d’altra parte, è stato uno dei temi toccati nel bilaterale con bin Salman. Interpellata sulla proposta di Donald Trump di spostare i profughi palestinesi in Giordania ed Egitto, Meloni ha fatto notare come il presidente americano dica “una cosa molto giusta quando sostiene che la ricostruzione di Gaza è una delle sfide principali che abbiamo di fronte e che per riuscire serve un grande coinvolgimento della comunità internazionale”, ma per quanto riguarda i rifugiati, osserva, “non siamo di fronte a un piano definito”.
Questioni di caratura internazionali ben lontani da quello che sembra velare l’ottimismo sulla missione araba, ovvero il caso della ministra del Turismo, ieri a Gedda per promuovere l’Italia insieme con l’Amerigo Vespucci. A domanda, Santanchè ha tirato dritto: “Non mi dimetto, sono in un partito garantista”. E sulle dichiarazioni di Meloni – che proprio a Gedda aveva invitato il suo ministro a fare una “valutazione” – ha aggiunto che le parole della leader di Fdi “non vanno interpretate ma ascoltate”. Meloni vedrà Santanchè a Roma nei prossimi giorni per provare a sciogliere un nodo ingarbugliato per il governo, ma la diretta interessata fa muro: “Non abbiamo fissato alcun incontro. Continueremo a vederci come sempre”. E, a una nuova richiesta sull’ipotesi dimissione, risponde:“Ma che lingua parlo? Io ci metto sempre la faccia”.
Intanto Giuseppe Conte, presidente del M5s, annuncia la richiesta di calendarizzazione della mozione di fiducia: “Adesso, lady Vinavil, io sono d’accordo con Mario Giordano, quando parla di una ministra che non vuole togliere la colla dalla sedia (lo ha scritto ieri su Libero, ndr). Meloni, è una vergogna tagliare gli stipendi ai cittadini e mantenere una ministra che ha fatto la guerra ai percettori di reddito, che sta lì solo per solidarietà di partito”.
Lo scenario più probabile è che la ministra venga difesa in aula dalla maggioranza ma poi nel giro di qualche giorno (o di qualche settimana) rinunci al suo ruolo da sola, ma l’esito di questo conflitto politico non è scontato, anche per via degli importanti incarichi svolti dalla stessa Santanchè nel partito e della sua vicinanza al presidente del Senato Ignazio La Russa. Il 29 gennaio la Corte di Cassazione deciderà se accogliere o meno la contestazione dei legali di Santanchè che hanno chiesto il trasferimento del procedimento da Milano a Roma, perché la procura milanese è considerata ostile dai consiglieri di Santanchè: se la richiesta fosse accolta, i tempi si allungherebbero molto; in caso contrario, tutto andrebbe più spedito.
Per queste ragioni, è circolata l’ipotesi che proprio la data del 29 gennaio sarebbe decisiva: se il trasferimento a Roma venisse negato, Santanchè sarebbe indotta a desistere, e dunque a dimettersi. L’ipotesi è accreditata anche dai dirigenti di FdI più vicini a Meloni, ma Santanchè venerdì l’ha smentita. Resta insomma una certa tensione nel partito, dove la ministra del Turismo è un’esponente di primo piano per aver portato in dote alla destra la sua rete di relazioni, amicizie e consuetudini con importanti imprenditori, soprattutto lombardi. Rapporti che hanno creato l’alleanza - solidissima - con il presidente del Senato,rapporto vissuto, però, con crescente fastidio dagli esponenti più vicini a Meloni, romani, che hanno come principale riferimento l’europarlamentare Carlo Fidanza. Costringere Santanchè alle dimissioni significherebbe anche ridimensionarla in vista delle prossime regionali in Lombardia, nel 2027, dopo che già nel novembre del 2023 era stata di fatto costretta a rinunciare alla carica di coordinatrice nel partito.