Giovedì 25 Aprile 2024

Conte: "Su Siri decido io, prima lo guarderò negli occhi"

Il presidente del Consiglio interviene nel braccio di ferro Leg-M5s. Salvini: "Né io né il premier siamo giudici". Di Maio: "Non arretriamo su legalità, non siamo paraculi"

Il premier Conte pronto a incontrare l'omologo giapponese Shinzo Abe (Ansa)

Il premier Conte pronto a incontrare l'omologo giapponese Shinzo Abe (Ansa)

Roma, 24 aprile 2019 - Sul caso Siri decide Conte: da giorni si consuma il braccio di ferro tra Lega e M5s, con Di Maio che insiste per le dimissioni del sottosegretario indagato per corruzione e Salvini che risponde picche. "Resta al suo posto" , ribadiva solo ieri il vicepremier nel clima infuocato del Consiglio dei ministri sul decreto Crescita. Il nodo che ha esasperato, insieme al Salva-Roma, i rapporti tra gli alleati di governo, sarà sciolto dal premier. Conte incontrerà il leghista Armando Siri dopodiché si muoverà. E' lo stesso presidente a confermare: "La mia posizione è innanzitutto ascoltare, ora non mi pronuncio, e chiederò al sottosegretario di condividere la posizione finale. Deciderò guardandolo negli occhi".

Salvini: "Né io né Conte siamo giudici"

Conte "non ha chiesto" che il sottosegretario lasci, si affretta a precisare nel frattempo Salvini, che reagisce alle pressioni grilline alzando i toni dello scontro. "Si sciacqui la bocca" chi accosta il nome della Lega alla mafia. "Con la mafia non abbiamo nulla a che vedere". Il riferimento è alla requisitoria comparsa sul Blog delle Stelle: "quattro domande sul caso Siri alla Lega di Salvini" dove si chiede un chiarimento "non più rimandabile". "Nessuno può nascondersi dietro la presunzione di innocenza di fronte all`ipotesi di un reato di corruzione - incalzava ieri il Movimento -. Non può farlo, a maggior ragione, quando nella stessa inchiesta emergono legami con la mafia". E comunque il leghista non arretra: "Su Siri aspetto la magistratura". E, secondo lui, altrettanto dovrebbe fare il premier: "Siamo in un Paese civile dove non si è colpevoli o innocenti in base a un'occhiata. Né io né il premier facciamo il giudice, l'avvocato o il magistrato". 

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Di Maio: "Non siamo paraculi"

Anche Di Maio, da parte sua, non molla di un centimetro: "Sulla legalità passi indietro non ne faremo mai - ripete oggi il capo pentastellato -. Se qualcuno crede che il MoVimento 5 Stelle possa diventare come tutti gli altri partiti si sbaglia. C'è una gran bella differenza tra garantismo e, diciamola così, paraculismo. Per noi se una persona viene arrestata o indagata per corruzione deve lasciare. Se non lascia, lo accompagniamo noi fuori dalla porta. A qualcuno non sta bene questo metodo? Ok, voti il Pd, voti Forza Italia, voti chi gli pare ma non il MoVimento 5 Stelle". 

Conte: posizione M5s su Siri legittima 

Se ancora Conte non si espone su Siri (e "il sottosegretario ha tutto il diritto di non essere infangato"), è pure vero che il premier difende l'ottica dei 5 Stelle. "Anche sul pentastellato Marcello De Vito (il presidente dell'Assemblea Capitolina sospeso dalla carica dopo l'arresto con l'accusa di corruzione ndr) hanno assunto posizioni drastiche - dice il presidente del Consiglio - e io stesso ho dichiarato che, pur nel rispetto del principio di innocenza, quella posizione era legittima". Va bene la presunzione di innocenza, ma "le ragioni dell'etica pubblica e della politica possono portare a decisioni senza aspettare i tempi della magistratura". 

Conte si affida al vis à vis. Su Siri  "deciderò dopo averlo guardato negli occhi". 

L'incontro con la stampa fuori da Palazzo Chigi è anche l'occasione per intervenire sulle tensioni di governo, emerse in modo mai così netto durante il Consiglio dei ministri di ieri. "Le fratture si ricompongono con la dialettica", afferma il premier, ribadendo il suo ruolo di mediatore e ago della bilancia all'interno dell'esecutivo, e smentendo che si sia aperta una crisi. "Non sono preoccupato", per la tenuta del governo. Stando alle indiscrezioni di stampa, ieri al tavolo di Palazzo Chigi sarebbero volate parole pesanti. Conte non avrebbe gradito la 'fuga in avanti' di Salvini, che a Cdm appena iniziato ha annunciato, senza l'accordo dei ministri, lo stralcio del provvedimento Salva-Roma. "Non siamo i tuoi passacarte" avrebbe detto il premier all'indirizzo del suo vice. 

"Mai stato un passacarte" 

Oggi, interpellato su quello screzio, Conte risponde con parole di distensione. "Quando si lavora ci si può confrontare anche in modo franco e utile ma non si può isolare una singola frase, anche riportata male, per sintetizzare ore di lavoro. Se mi sento un passacarte? Non lo sono mai stato nella vita". 

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