Emilia Romagna, la partita per il commissario. Sintonia Meloni-Bonaccini, ma la maggioranza frena

Il Cdm non affronta la nomina di chi dovrà gestire la ricostruzione post-alluvione. La Lega (e parte di FdI) contro l’ipotesi del governatore: "Serve una figura terza"

Roma, 24 maggio 2023 – Sembrano i due fidanzatini di Peynet. Nel video che Palazzo Chigi diffonde dopo l’incontro, Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini filano d’amore e d’accordo. Non è usuale. Per la precisione, è la prima volta dal giorno delle elezioni che un dirigente del Pd e la presidente di destra non si guardano in cagnesco. Il quadretto cozza con lo scontro all’arma bianca che va in scena nelle stesse ore per l’elezione della presidente dell’Antimafia. Forse, la leader di FdI ha preferito affidarsi al video, strumento sicuro, invece che alla conferenza stampa per evitare che domande improvvide turbassero l’idillio. Magari, però, qualche scintilla volerà oggi, quando il ministro della protezione civile, Nello Musumeci, andrà in Parlamento a illustrare la situazione nelle zone alluvionate.

Eppure, la premier avrebbe avuto di che vantarsi: dai 400 milioni previsti per fronteggiare l’emergenza lunedì, si è passati a due miliardi. "Nella situazione in cui l’Italia si trova non è stato facile", dice. "È andata davvero bene – riconosce Bonaccini – Abbiamo ottenuto parecchio di quello che abbiamo chiesto per la prima fase dell’emergenza". Ringrazia il Cdm per "la velocità e lo sforzo"; la premier ricambia: "Grazie per essere venuto qui". Intervento sostanzioso ma pur sempre "un primo" passo, ammettono entrambi. In cima alla lista delle richieste che il Governatore, accompagnato dai rappresentanti dei sindacati e del mondo dell’imprenditoria, ha messo sul tavolo di Giorgia c’è la nomina immediata (la prossima settimana?) di un commissario alla Ricostruzione. Di nomi non se ne fanno. Lui giura che "importante non è il nome, il tema è come si vuole lavorare". È chiaro che – al pari del Pd – come migliore candidato vedrebbe se stesso. Lo fa capire quando cita l’ottimo lavoro fatto dalla sua amministrazione dopo il terremoto: "L’Emilia era spezzata, siamo riusciti a ripartire tutti insieme. Sarà così anche per la Romagna".

Se per la gestione dell’emergenza, nonostante qualche voce critica, non c’è stato problema: tocca naturalmente al Governatore della regione colpita, tanto che forse già domani avrà lo stesso incarico il presidente della Marche, Francesco Acquaroli (FdI), per la ricostruzione le cose sono meno semplici. Salvini in Consiglio dei ministri punta i piedi: "C’è chi ha evitato di portare a termine infrastrutture importanti in Emilia-Romagna pur di salvare la vita a nutrie e topi". Chiaro il destinatario del veto. Il leghista usa come alibi scelte ambientaliste, ma il motivo vero è un altro: un ruolo tanto importante non può andare a un esponente dell’opposizione. Ma la premier è ancora propensa a sostenere la candidatura di Bonaccini, anche se aver ragione delle resistenze dell’alleato e di una parte di FdI non sarà facile, tanto che a Chigi ieri sera qualcuno segnalava l’impossibilità di affidare una ricostruzione che tocca diverse regioni al governatore emiliano-romagnolo: "Serve una figura terza". Giorgia però non si arrende, anche perchè, sul piano generale, l’opposizione strenua e intransigente di Elly Schlein ne risentirebbe: "Collaborando si possono fare grandi cose, confido che anche nella seconda fase, quella della ricostruzione, continueremo a fare questo lavoro insieme". Insomma: la partita è aperta.

Ricostruzione che richiederà uno sforzo economico ben superiore a quello di ieri. Dopo aver raschiato il fondo del barile, toccherà scavare, non si potranno adoperare nè i soldi del Pnrr e del fondo di Coesione. Deve intervenire l’Europa con altri strumenti. Bisognerà discuterne. Si comincerà domani, quando arriverà in Emilia-Romagna la presidente Ursula Von der Leyen. A trattare sarà anche il Governatore, uomo tenace, che all’obiettivo di ricostruttore non intende rinunciare.