Ministri e leader di partito interrogati sullo ius scholae nell’aula del Meeting di Rimini. Giudizio finale: il centrodestra è spaccato. La Lega da una parte, Forza Italia dall’altra. Matteo Salvini preferisce che non se ne parli: "Non è una priorità". Antonio Tajani vuole sentirsi libero di dire ciò che pensa e non risparmia una frecciatina al collega vicepremier: "Non voglio imposizioni". Nel mezzo c’è Matteo Piantedosi: "Possiamo parlarne, ma senza ideologie". Lo scontro sulla cittadinanza ai figli di immigrati che abbiano completato un percorso di studi è deflagrato alla kermesse di Comunione e Liberazione. In serata, l’altolà di Massimiliano Romeo capogruppo leghista al Senato: "L`insistenza di Tajani rischia di minare seriamente la stabilità del governo".
Un passo indietro. Mercoledì il leader della Lega aveva chiarito a Rimini che "lo ius scholae non è nell’agenda dell’esecutivo". Tajani, ventiquattro ore dopo e sullo stesso palcoscenico, replica: "Non è che perché un tema non è nel programma di governo non se ne può parlare. Ognuno ha il diritto di dire quel che pensa: io non impongo niente a nessuno, ma non voglio neanche che si imponga qualcosa a me, quindi sono libero di parlarne". Sullo ius scholae Forza Italia ribadisce la sua apertura, mentre la Lega chiude. "Ma il mondo è cambiato" insiste Tajani. "Perché dico che bisogna andare avanti? Non certo perché sono un pericoloso lassista che vuole aprire le frontiere a tutti, ma perché la realtà italiana è questa e noi dobbiamo pensare a cosa sono gli italiani oggi. Bisogna sempre guardare in avanti ed essere realisti".
È un vero e proprio duello a distanza, quello tra Tajani e Salvini. Tanto che ieri, discutendo di Africa nel suo intervento all’incontro ‘Percorsi per la pace’, il ministro degli Esteri e vicepremier a un certo punto si ferma: "Non voglio parlare degli africani che poi possono diventare cittadini italiani, se no poi qualcuno si arrabbia: mi riferivo allo ius scholae...". Applausi della platea, poi monsignor Vincenzo Paglia – presidente della Pontificia accademia per la vita – prende la parola: "Viva lo ius scholae". Il leader di Forza Italia ne fa una questione di "formazione, identità e cultura: una persona è italiana ed europea non perché ha la pelle di un colore o di un altro, ma perché dentro di sé ha determinati valori, perché ha un’anima europea. Poi se i genitori sono nati a Kiev, La Paz o Dakar non fa differenza. Io preferisco colui che ha i genitori stranieri e canta l’inno di Mameli all’italiano da sette generazioni che non lo canta".
E la Lega? Non sta in silenzio e pubblica sui social, poco dopo l’intervento di Tajani, un video in cui Silvio Berlusconi, ospite da Fabio Fazio, si diceva contrario allo ius soli e allo ius scholae. "Ascoltate le parole inequivocabili del grande Silvio. A entrambi diceva ‘no, grazie’". Tajani, dal canto suo, chiarisce di non voler "fare polemica", che "non è giusto utilizzare il nome di Berlusconi" e che lui "si riferiva a un percorso di studi di cinque anni. Noi diciamo che serve un corso di studio completo, quindi la scuola dell’obbligo fino a 16 anni con il raggiungimento del titolo. Questa è una linea che garantisce molta più integrazione di quella prevista dalla legge attuale". Botta e risposta: è lo scontro tra Lega e Forza Italia sullo ius scholae.